Perdonateci, voi anime già perse nel mare.
Voi anime salve, almeno per un tentativo. Fallito.
Io non ho parole. Ma tanto a che servono? Non sono mai abbastanza, non hanno più potere.
Perdonateci; per la nostra politica, la mentalità, la strafottenza, l'incuranza, la disattenzione, il menefreghismo, l'ipocrisia con cui sorvoliamo sulle vostre vite.
Solidarietà? Quale solidarietà? Cosa vuol dire?
Un giorno staremo noi dalla parte del mare, del vuoto, della paura, della guerra. Avremo noi bisogno di fuggire, di tentare, di salvarci. Cosa faremo? Dove andremo? E cosa prentenderemo? Diritti, ospitalità, dignità, cure. Perché? Perché siamo umani. Perché fuggire è l'istinto davanti alle disgrazie mille volte più grandi di noi, talmente tanto da renderci impotenti. Scappare, cercare rifugio.
Perdonateci.
Stanotte dormiremo tranquilli perché finché non sono i nostri figli, i nostri parenti, i nostri amici, voi potete morire tutte le volte che vi pare, sempre di più. La guerra? La povertà? Cosa? Io ho già i miei problemi a cui pensare. Mi scusi, sono in vacanza, non mi va di sapere, io a mare ci vado solo a prendere il sole.
Non ci interessa la vostra disperazione, non ci tocca. La disperazione non la conosciamo, è illegale. E se è illegale, voi da qui non passate. Potete anche rimanere a mollo.
Perdonateci, perché sappiamo troppo bene cosa facciamo, perché lo facciamo, che sistema abbiamo interno, quanto sia disumano, e non facciamo niente.
Perdonateci.
3 ottobre 2013, oltre 100 immigrati morti in mare nel porto di Lampedusa
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