sabato 21 novembre 2015

Ritorno alla tana

Certi giri al museo a poco prezzo, se non addirittura gratis, mi fanno sentire fortunata: un incontro al Palazzo Delle Esposizioni, musica e artisti del passato da mangiare con gli occhi.
Ma fuori fa freddo, il vento parla di inverno e gli autobus tremano sulla strada; meglio ritornare a casa.

venerdì 20 novembre 2015

Poetically

 Mai niente finisce poeticamente.
Finisce, e noi lo trasformiamo in poesia.
Tutto quel sangue non è mai stato, una volta, bello. Era solo rosso.

venerdì 13 novembre 2015

Hhmmmm...

Vi sfido ad avere un portacolori più bello di questo, su su su!

mercoledì 11 novembre 2015

Del Corso, di luce e di liberty

Un lampione dal liberty così dirompente da aver attirato la mia attenzione. Sono passata già molte volte da Via Del Corso, eppure solo illuminato l'ho notato. Un po' come succede con alcune persone, d'altronde. E quel muoversi di foglie e fiori m'è sembrato un movimento sinuoso, come certi rampicanti che conquistano un muro, così anche questo lampione conquisterà la città.
O forse no, forse resterà un segreto.

Via Del Corso, Roma

giovedì 5 novembre 2015

François Truffaut

"Roberto Rossellini mi ha insegnato che il soggetto di un film è più importante dell'originalità dei titoli di testa, che una buona sceneggiatura deve stare in dodici pagine, che bisogna filmare i bambini con maggiore rispetto di qualsiasi cosa, che la macchina non ha più importanza di una forchetta e che bisogna potersi dire, prima di ogni ripresa "o faccio questo film o crepo""

Casa Del Cinema, Villa Borghese

martedì 3 novembre 2015

Ehilà!

Mi chiedo: chi ha avuto il pensiero ad attaccare su questa piccola macchia un paio di occhi? Qualcuno li ha appositamente comprati? Li aveva già e ha pensato bene di divertirsi? Com'è possibile una cosa del genere?
Io vado di matto per queste cose.

Via del Vaccaro, Roma

Forza e delicatezza

Tra tutte le cupolette delle navate laterali della chiesa di Santa Maria in Trastevere, questa è l'unica sorretta dai putti.
E l'ho sentita mia come simbolo di queste giornate di aspettative, pazienza e colloqui.
Buongiorno Roma.

lunedì 2 novembre 2015

Alla memoria

Per ricordare un uomo che conosco a poco a poco e che quando scrissi questo flusso, ancora non avevo scoperto bene.
Un omaggio fatto così, forse nella migliore maniera: quella casuale.

domenica 1 novembre 2015

Qualcuno ha detto "STORIA"?

Fori Imperiali,
una domenica di fortunati musei gratis.

Come si fa a non sentirsi immensamente piccoli? 

sabato 31 ottobre 2015

Tram 19

Scelta casuale, passavamo da San Pietro; prendiamo questo tram, la prima volta che salgo su un tram vecchio di Roma. E con vecchi sedili e facce nuove, trovo che siano lì le storie migliori, magari quelle un po' arruginite come quelle rotaie o scricchiolanti come quei vagoni.

mercoledì 28 ottobre 2015

Mattine mantriche

Ripeterselo, fino a quando non diventa reale come una graphic novel.

martedì 27 ottobre 2015

Li chiamerò gli "Argentini"

Solenni e nobili, i gatti che popolano in branco il largo di Torre Argentina sono ormai abituati a farsi vedere. Lui/lei è senz'altro il capo, soprattutto di noi umani che lo accarezziamo senza ricevere attenzione alcuna.

Largo di Torre Argentina, Roma.

lunedì 26 ottobre 2015

Caffè Sant'Eustachio

Un aroma accogliente, che vien voglia di invitarci il mondo intero.

venerdì 23 ottobre 2015

Cara Palermo

Cara Palermo,
ti scrivo perché Joyce aveva ragione: non si vede bene se non quando si è molto, molto distanti. E guardandoti da questo frantoio romano, lo posso dire: ora ti vedo.
Mi manchi, città di merda.
Non mi perderò nel descrivere i dettagli che mi mancano di te; ci credi se ti dico che hai tutta un'atmosfera che Roma non ha? Questa cosa ti rende più bella, te l'ha mai detto nessuno?
D'altronde Roma non può avere tutto. E per te, che invece non c'hai un cazzo per poter vivere senza far scendere dal cielo Dio con tutti i Santi e la Santuzza a suon di invocazioni poco cortesi, non rimane che una certa amichevole poesia che ancora a zonzo, qui, non ho trovato. Ti è andata bene, con me, mia cara, poiché io cerco così la poesia nel mondo, in luoghi disparati e perciò non ti disprezzo, sebbene tu sia conciata male. Ti voglio bene, insomma, di cuore.

Perché ora ti vedo? Perché stando lontana dai miei ambienti naturali, focalizzo meglio su di essi e mi rendo conto: sei afflitta da troppi, troppi mali.
Hai presente quei bambini che covi in certi quartieri, in certe strade buie e vicoli stretti? Sporchi, ignoranti, abbandonati a loro stessi. Cosa gli manca? All'incirca tutto: una famiglia alle spalle che li accudisca e li protegga; le Istituzioni, queste sconosciute, che si riempiono di loro presenze per le campagne elettorali e poi tanti saluti; l'attenzione della gente circostante, buona sui social network e poi per strada non li toccano né li vedono.
Loro, loro sono la tua vera anima; non i mercati, non il mare, non il cibo di strada: loro. Loro ti rappresentano davvero. Ed ecco quello che ho capito: se sei la città invivibile che sei, è perché la tua stessa popolazione ti rema contro: la quantità esuberante di ignoranza e delinquenza che ti circola nelle vene crea quel gorgoglìo continuo di un calderone di mentalità mafiosa e micro/macro criminalità della quale una grossa fetta di popolazione è infetta, mettendo alla luce questi esseri che coprono diverse categorie: dal posteggiatore abusivo al venditore abusivo; dal patr'i famigghia in carcere al figlio che spaccia nna so zuana; da quello che sbuffa se gli chiedi di fare lo scontrino fiscale a quello che ti taglia la strada con una manovra da ritiro patente e se glielo fai notare si ferma appositamente in mezzo alla strada solo per dirti di stare muto. Muuuuuuuuto.
Per non parlare della spazzatura e della cultura neomelodica che bé, parliamoci chiaro: bene non ti fa.
Ma queste sono cose già sentite, vero povera anima? Le sai a memoria anche tu.
Però, hai mai fatto caso all'altra metà del male?

Non so come definirli, davvero. Mi limito a descriverteli, ché sicuramente li riconoscerai:
sono quelli che dicono di amarti, ma di te amano questo tuo aspetto decadente che sì, ha il suo fascino, per carità, ma che a volte sfiora il ridicolo e sarebbe onesto, soprattutto per il tuo bene, cambiare prospettiva invece di crogiolare sempre sui soliti discorsi pseudo poetici; sono quelli che apprezzano il tuo emergente lato indie, vegan, bio, steampunk e vintage e che gli permetterà di sfogare le loro voglie modaiole, credendo che questo ti avvicini all'idea di città europea che sognano, ignorando tutto il resto, ché tanto a loro non tocca; sono quelli che si lamenteranno ora e per sempre, senza muovere un dito affinché tu possa cambiare, profondamente pigri e largamente sfiduciati: finché la decadenza si ammira, tutto va bene, come davanti un quadro. Ma se ti tocca, -e tu Palermo tocchi fino alla molestia-, allora gridano come gallinelle allo sdegno, comodamente seduti a casa; sono quelli, Palermo bella, che i tuoi bambini non li vedono  nemmeno se li hanno davanti.

Palermo, ti scrivo a mente aperta: se non avessi visto con i miei occhi, ed essermi commossa fino a stringermi il cuore, ragazzi che le cose le vogliono davvero cambiare e quindi non avessi questa ingenua, splendida fiducia, ti direi che sei veramente nella merda fino sopra le cupole del centro storico. Ora, sei comunque un po' nei guai, ma non sei sola. Capisci il bello, la magia? Non sei sola.
Ho visto anche quei bambini e quante cose ci sarebbero da dire, Palermo, quante...
e a quest'altra faccia del male, la quale magari si giustifica dicendo di sentirsi impotente davanti a tanto degrado e spende tutte le sue energie mentali a lamentarsi ogni giorno di Unipa (certo che pure tu, una buona...), vorrei dire: donate una parola. Vi stupireste di cosa sareste capaci di suscitare.

Il male che ti affligge, quindi, è immenso e totalitario. Una dittatura del marcio che si snoda dai bassifondi fino alla parte Bene, da chi non sa fino a chi non capisce.
Purtroppo non ho nessuna medicina da proporti. Forse alla fine di questa lettera potresti anche dirmi che con queste parole ti ci turrunii a milinciana e avresti anche ragione, mi dispiace. Ma avevo bisogno di dirti che adesso ho capito e che vivrò di conseguenza.

Chiunque, a questo punto, potrebbe additarmi contro il fatto ch'io sia partita. Ma questo è ovvio: alla lunga con te non si può vivere. E il mio è, come ho già scritto, l'esigenza di partire fuori dal nido. L'avrei avuta anche nella città più europea d'Europa, più civile di Civilandia, più tecnologica di Silicon Valley. Ma tu, Palermo mia, che sei molto più intelligente e saggia di tutti questi individui dalla facile tastiera ruggente, sai la verità. Questo ci basta.

Per il resto, cara mia, mi manca il tuo buon cibo, consolatore ed economico: qua a Roma si piange miseria e si ride alla presunzione con cui ti vendono cocc'i pizza a prezzi improponibili.

Avresti solo da insegnare, vecchia mia, se solo te ne dessimo l'occasione.

Stammi bene, preziosità.
Ci vediamo presto,

tua per sempre,
Gea


mercoledì 21 ottobre 2015

Bambino al focolare

È così, quando inizia a fare freddo: si sta il più vicino possibile vicino al fuoco.

Salita Del Grillo, Roma.

Bambino al focolare

È così, quando inizia a fare freddo: si sta il più vicino possibile vicino al fuoco.

Salita Del Grillo, Roma.

Paesaggio stabile.

Cielo grigio, aria fredda, noia a portata di penna, Appino su neverendingplaylist ( https://youtu.be/d9xYXzkrdyI)

In attesa di scendere, dopo pranzo, per distribuire altri curriculum per la Città Eterna. 

martedì 20 ottobre 2015

Riflessi di tramonti

Bing Wright, fotografo newyorkese, ha ripreso i tramonti riflessi sugli specchi rotti.
Ditemi se questo effetto Mondrian non è stupefacente.

domenica 18 ottobre 2015

Blue Day

Al Festival Del Cinema, oggi, ho visto qualche estratto del film di animazione "Il Viaggio Di Arlo" con lo storyboarder che spiegava tutto il processo all'interno del magico mondo Pixar per arrivare a quel film. Chi ducizza.
Alla fine, uscendo dalla sala, dei ragazzi distribuivano i palloncini, di cui uno preso volentieri e che mi sono legato alla borsa e portato in giro fino al casa.
E posso dire che basta veramente poco per strappare sorrisi ai passanti; a pochi passi da casa è iniziato il diluvio, mi sono rivolta al palloncino che fedele mi ha seguito su autobus e tram chiedendogli: ti aspettavi che il mondo fosse proprio così?
Per tutta risposta, si è lentamente accasciato verso il suolo, appesantito dalle goccie di pioggia.
Penso di no.

sabato 17 ottobre 2015

Il Clown Jojo

Bernard Buffet, 1967
Litografia.

Roma, città di scale mobili.

Ce ne sono dappertutto, anche al supermercato sotto casa ci sono scale mobili per raggiungere il piano superiore.
Ma la gente che ha sempre fretta, non si sente rallentata da loro?
Infatti c'è chi cammina e corre, sulle scale mobili, mentre tutti gli altri pigramente avanzano al ritmo delle scale.
Umanità...

Due figure distese

Una di Moore, l'altra della storia (che più Storia non si può).
Terme di Diocleziano.

venerdì 16 ottobre 2015

L'onda (così pare)

Lia Melia, dipinto su foglio di alluminio. Titolo ignoto e data ignota.

L'Almanacco Palermitano

Per oggi mi rifilia questo proverbio. E io lo prendo e ne faccio quel che voglio.
Bon courage!

giovedì 15 ottobre 2015

Perché pulire le scarpe?

Beneditemi, mandatemi sortilegi buoni, incrociate le dita e i capelli: domani ho un colloquio di lavoro.
Nulla di che, ancora non è detto, ma sicuramente è un qualcosa. Ora sono a un passo dal tutto o dal niente. L'equilibrio è questo, forse? Non so.
Intanto mi preparo... a camminare.

mercoledì 14 ottobre 2015

giovedì 8 ottobre 2015

Diario Romano

Ebbene, questo è quello che mi è accaduto: mi sono trasferita a Roma.
Com'è possibile, quand'è successo?
All'incirca sono già tre settimane che sono qui; è possibile perché è sempre possibile uscire fuori dal nido (per migrare in un altro).

La bella e a pezzi Palermo mi ha cullata sufficientemente, soprattutto da quando avevo capito che non volevo trasferirmi in Francia per studiare, facendomi cuocere a fuoco lento nelle sue stagioni, abitudini e strade conosciute. Ma ho colto una possibilità, affiancandomi all'amore, per crescere e vedere un po' quanto in frantumi ti fa la vita appena esci la testa fuori dal guscio.
E Roma sì che è un gran bel frantoio.

Sono stata fortunata nell'essere stata accolta da un'anima gentile che mi ha detto "figurati piccoletta, Roma è una città così spietata per chi non la conosce" e difficilmente mi lascerà da sola; d'altronde non sono nemmeno partita sola: il mio compagno di avventure si è appena imbarcato in un nuovo percorso di studi che fa proprio parte di lui e questo è il primo grande regalo che questa città gli offre per collezionare esperienze. La solitudine insomma, non è una minaccia, forse sarà una richiesta, in seguito: leggo che a Roma bisogna perdersi da soli, sarà così?

Per quel che mi riguarda, cerco lavoro. In che campo? In quello della sopravvivenza, ergo: qualunque. Tramite internet, spiando le vetrine, rispondendo ad annunci, allegando curriculum a chiunque: lavoro cercasi.
Quando sono partita, immaginavo tutto questo sapevo dei problemi a cui sarei andata incontro. Sono partita appositamente con la voglia di schiantarmici addosso, anche sapendo di essere incapace di affrontarli, io devo ancora imparare a vivere, per molti aspetti della vita. Il fatto di sentire l'urgenza di trovare lavoro per potermi pagare l'affitto, è uno di questi. REALTA', la chiamano, ma io non sono tanto sicura.

Comunque sia, Roma ha un aspetto incredibilmente familiare. Anche adesso, nella stanzetta, affacciandomi fuori e vedendo alti palazzoni -non una grande e romantica vista, ma tant'è-, mi sembra di vedere gli stessi palazzoni palermitani; mi è capitato di vedere dei vecchietti giocare a carte in un giardino, li ho guardati con la solita tenera curiosità con cui guardo i vecchietti nei giardini e poi mi sono stupita nel sentirli parlare, perché parlavano con accento romano: mi sono ricordata in quel momento di essere a Roma.
Allo stesso modo, certi ragazzi gargi e tamarri che trasudano ignoranza dai pori dei loro vestiti alla moda, sempre sull'autobus e sempre a far casino, ma con una parlata romanaccia inusuale, per me. Finché c'è silenzio, insomma, tutto è Palermo.
Famoso è ormai il paragone con i mezzi:
- A Palermo bisogna gridare "allelujah" se passa un autobus, almeno qui ci sono tutti i mezzi.
- Eh sì, però sai che casino co questi, ogni volta.

La mia colazione è cambiata: ora thé o tisane, caffè e yogurt, non più il latte. Benedette queste colazioni meravigliose, forse è il pasto più piacevole che faccio per davvero. Poi, con tutti i supermercati stra economici intorno, è facile improvvisare pranzi o cene.
momento colazione nella nuova casa 
L'appartamento è bello e luminoso, come la nostra stanza che è spaziosa e con tanta tanta luce; abbiamo come coinquilini una coppia di Salerno, una mia amica mi ha detto, scherzando: "l'appartamento delle coppie meridionali!".

Insomma, finora:

va
tutto
bene.

Siamo alle solite: il peggio deve ancora venire. Ma è già dall'anno scorso che dico "bene, si accomodi". Essere umani significa affrontare l'essere umani. E allora qualcosa dovrò pur impararla, o no?



lunedì 14 settembre 2015

Offeso- Nicolò Fabi

Dillo pure che sei offeso 
da chi distrugge un entusiasmo 
da chi prende a calci un cane 
da chi è sazio e ormai si è arreso 
da tutta la stupidità 
chi si offende tradisce il patto 
con l'inutile omertà 
rimane senza la protezione 
del silenzio, dell'assenso 
del "tanto dobbiamo sopravviverci 
qui dentro" 

Quando vivere diventa un peso 
quando nei sondaggi il tuo parere 
non è compreso 
quando dire amore diventa sottinteso 
quando la mattina davanti al sole 
non sei più sorpreso 

Offeso 

Dillo pure che sei offeso 
dalle donne che non ridono 
dagli uomini che non piangono 
dai bambini che non giocano 
dai vecchi che non insegnano 
se hai qualcosa da dire dillo adesso 
non aspettare che ci sia un momento 
più conveniente per parlare 

Quando vivere diventa un peso 
quando nei sondaggi il tuo parere 
non è compreso 
quando dire amore diventa sottinteso 
quando davanti al sole la mattina 
non sei più sorpreso 
dillo pure che sei offeso.

Offeso.

lunedì 7 settembre 2015

The Origin Of Love, Mika



[...]like stupid Adam and Eve: they found love in a tree,
God didn't think they deserved it.
He taught them hate, taught them pride,
gave them a leaf, make them hide.
Let's put their story aside, 
you know the Origin is you...
You're the Origin of Love![...]

martedì 7 luglio 2015

Disordine necessario


Ho finito di leggere "Rayuela, il gioco del mondo", di Julio Cortazàr. E sono quasi impoverita, senza forze, con qualche pezzo in meno e qualche altro in più. Durante la lettura, ho pensato e sperato di essere come La Maga: senza logica, paziente e nullatenente, se non me stessa; amaramente ho scoperto, per molti aspetti, di essere come Horacio Oliveira.
Ho in mente tutti i volti dei personaggi, vividi e ben distinti: questo succede quando un libro entra dentro per non uscire più. Se sapessi disegnare, o dipingere, li ritrarrei, ma per quanto mi piaccia anche solo tentare, pur sbagliando, stavolta non me la sento: meglio conservare la loro foto intatta, nel cervello.

All'inizio di questi vent'anni- traguardo (di cosa non so), cercavo una risposta sufficientemente compiacente alla quasi resa da parte mia di fronte me stessa -cosa?-, ovvero: resa di fronte la quasi assenza di logica e senso pratico; una risposta a come avrei dovuto essere e dimostrare di essere adulta, l'idea di andare a vivere sola, studiare, lavorare, fare pulizie, cucinare e pagare le bollette e altre cose che non fanno la felicità, piuttosto una civile parvenza di; una risposta a queste domande e altre ancora, al disincontro e disicanto con gli altri, la tenacia nel compiere atti di bellezza gratuiti scoprendo la bellezza in chi intorno, cose di frullati cerebrali, insomma.
Vent'anni e sempre tutto daccapo, domande sempre rinnovate, normalità quindi.
"Rayuela" non ha dato risposta a nessuno di questi dubbi, ma ha schiarito la nebbia di quel che sono. Ora ho più paura di prima, ma questa è un'altra storia.

Esiste un "disordine necessario", che è più o meno simile a quello che percepiamo nel cosmo, per quel che ne sappiamo, intendo. Questo disordine è da accogliere nelle nostre vite. Non tutte le cose hanno una logica e un corso lineare e regolare degli eventi, quasi niente si muove in linea retta, solo noi ci illudiamo debba essere così: "la mortalità è questo: muoversi lungo una linea retta in un universo dove ogni cosa dotata di movimento si muove in ordine ciclico", disse la Harendt. Cortazàr ha messo luce su un disordine che vive dentro di noi, senza linearità. Fa paura scoprirlo, leggerlo e capire che tra una linea retta e il suo seguito, c'è sempre un pensiero che distrae, un desiderio, un fallimento. E l' insieme di tutte queste cose, altro non è che Bellezza.
"Non mi pare che la lucciola si attribuisca maggior importanza per il fatto di essere una delle meraviglie più spettacolari di questo circo, e tuttavia è sufficiente supporre in essa una coscienza per capire che ogni volta che le si accende il pancino, l'insetto di luce deve sentire come un solletico di privilegio."









sabato 4 luglio 2015

Caro Cadmo

Europa, figlia di Agenore e Telfassa, sorella di cinque fratelli, fu l'ennesima preda di quel mattacchione di Zeus il quale, innamoratosi di lei, si tramutò in un toro bianco e mansueto e si mimetizzò tra la mandria del padre, spinta, grazie all'aiuto di Ermes, verso il mare. Europa notò subito la bella bestia e trovandola docile e obbediente iniziò a giocarci, salendoci in groppa. Una volta arrivati in riva al mare di Tiro, Zeus ha la bella idea di fare venire un coccolone alla povera ragazza iniziando a nuotare, allontanandosi sempre di più dalla riva. Zeus è sempre stato un tipo sportivo...
Non contento del sequestro di persona, Zeus, una volta arrivati in un'isola, ebbe un'altro momento di estro creativo e si trasformò in un'aquila e fecondò Europa. 
Agenore, non sapendo che fine avesse fatto quella screanzata, ordinò ai figli di andarla a cercare con l'obbligo di non ritornare senza di lei. 
I ragazzi, ubbidienti ma scoglionati -ma perché non se ne stava buona e buonina davanti la tivvù, dico io-, iniziarono la ricerca. E mai la conclusero.


Concentrato di mito di Europa, bello eh? Scusate la poca lirica e poesia.
Ebbene sì: mi piace pensare che Europa sia anche questo, non solo la BCE. E indovinate chi è la madre di tutta l'Europa? Lei: La Grande Grecia.

Meno uno al referendum, siore e siori. Ho dovuto fare uno sforzo enorme per capire cosa cavolo stesse accadendo, ho chiesto e letto; per informarsi il gesto più responsabile è affidarsi alla satira che non ai telegiornali. Ho seguito le vicende per quanto mi è stato possibile fare e ho scoperto fatti che non conoscevo (né sarei stata capace di capire, senza un'adeguata spiegazione).
Purtroppo, a parte il ribrezzo per un' "unione" europea che si dimostra tutt'altro che unita, non ho la conoscenza specifica per poter analizzare la vicenda dal punto di vista socio-economico né un briciolo di arguzia per poter dimostrare quanto poco mi sembra importante rispetto al punto di vista umanitario e culturale, perciò posso spendere davvero poco delle mie parole.

Io dico solo che l'Europa senza la Grecia, non esiste. Per esempio, non esiste un Italia con i suoi artisti oppure una Germania con i suoi filosofi.
Non esistono calciatori multimiliardari né attori.
Non esistono politici. Capito? Politici. I politici non esistono. Né loro, né i loro soldi, né i loro fatti, né i loro misfatti.
Ma ok, non filosofeggiamo: qua si tratta di soldi, di debito, di default, di crisi: cosa ne devi capire, Gea? 

http://goofynomics.blogspot.it/2015/01/cosa-sapete-della-grecia-fact- checking.html?m=1
(leggete l'articolo qui linkato, passatomi da un'amica di penna: specifico, approfondito senza essere complicato)

Io ho capito che la verità è sempre qualcosa che non viene detta e che quindi bisogna fare sempre lo sforzo di andare un po' oltre, anche se dà noia perché è più facile accendere il televisore e aspettare che rigurgitino parole.
La crisi greca non è solo colpa della Grecia: gli interessi dei creditori -il mondo è diviso così: strozzini e disperati con le pezze al culo, no?-,  hanno fatto gran parte del danno; un po' come i migranti che migrano perché i colonizzatori hanno fatto pulizia nei secoli delle loro terre e questi stessi adesso non accolgono stranieri, sentenziando su questioni economiche e fomentando pregiudizi razziali, attipo và.
Com'è triste vedere un pensionato in lacrime in attesa della pensione diventare un'icona, simbolo di una realtà:  http://www.repubblica.it/economia/2015/07/03/foto/pensionato-118244261/1/ref=fbpr#1

L'avrete notato tutti, è una lotta tra banche e uomini Chissà se gli Antichi avrebbero potuto immaginare che saremmo stati capaci di creare mostri ben più atroci dei loro miti...
Perché un intero popolo dovrebbe sottostare a tutto questo? Noi lo faremmo? *palle di fieno che rotolano...*
Il referendum di domenica altro non è che un ricatto: "siete senza soldi, senza salute, senza istruzione e completamente soli? Bene: per sollevarvi, vi chiediamo un sì per altre tasse, altri tagli alla sanità e alle scuole... altrimenti vi lasciamo soli. Cioè: più soli di adesso, proprio soli e isolati. Ciao!"
Può un paese vivere davvero sotto ricatto?
No.

Questo post nulla significa se non una riflessione, un amaro timore che mi frulla in testa, perché l'idea della Grecia fuori dall'Europa la percepisco come una ferita alla mia identità. Sono siciliana e mi chiamo Gea, me la sono proprio cercata!
E non è solo la mia identità: la Grecia è storia, scienza, arte, mito e religione di tutta la nostra cultura.
Saranno pure cose già dette, in realtà, ma sento di doverle dire anche io. Mi piace un'Europa che sia più templi che banche, più filosofia che mera economia. Ma non sono potente e non ho un posto nel mondo per poter far cambiare qualcosa all'Europa intera, no?

Abbattete pure tutta la Grecia a una profondità di 100 metri.
Svuotate i musei di tutto il mondo.
Abbattete qualsiasi cosa che sia greca, ovunque nel mondo.
Dopo, eliminate la lingua greca dappertutto.
-Dalla vostra medicina e dalla vostra farmacia.
-Dalla vostra matematica (geometria, algebra).
-Dalla vostra fisica e chimica.
-Dalla vostra astronomia.
-Dalla vostra politica.
-Dalla vostra vita quotidiana.-
La matematica, eliminate ogni forma, trasformate il triangolo in ottagono, la retta in curva.
Eliminate la geometria dai vostri edifici, dalle vostre strade, dai vostri giochi, dalle vostre macchine.
Eliminate il nome di ogni malattia e di ogni cura, sopprimete la democrazia e la politica.
Rimuovete la forza di gravità, spostate l’alto in basso, cambiate i satelliti in modo che abbiano un’orbita quadrata!
Cancellate dalla vostra vita quotidiana anche ogni parola greca
Cambiate tutti i vostri libri
Cambiate i Vangeli, cambiate il nome di Cristo: Deriva dal greco e significa colui che ha l’unzione! Modificate la forma di ogni tempio (perché non abbia geometria greca).
Eliminate Alessandro Magno, tutti gli eroi del mito e della storia, cambiate l’istruzione, il nome della storia, i nomi delle università, cancellate la filosofia, cambiate il vostro modo di scrivere, utilizzate l’alfabeto arabo, cancellate, cancellate, cancellate…
Direte “Non si può fare”.Giusto, non è possibile, perché dopo non potrete neppure costruire una frase! 
È impossibile cancellare la Grecia, i greci e il loro contributo a questo pianeta…
La sfida, tuttavia, è stata lanciata...
(Jean Richepin, 1849-1926)

Caro Cadmo,
Ti scrivo da un luogo che non so più.

Mostri terribili mi sorvolano, e vedo numerose chimere.
Da qui vedo il mare inghiottire e gli uomini inbestialire.
Non cercarmi più, torna a casa. Lì c'è bisogno di eroi, terra malnutrita.

Abbraccia da parte mia la famiglia.

Europa.  

venerdì 15 maggio 2015

Foto, Fotine, Fotuzze

Non arriverò certo io, adesso, a dire in quanti modi la tecnologia e il social networking stiano danneggiando le sinapsi e la società intera, lo sappiamo tutti bene: siamo circondati da idioti, egocentrismo e stronzate ai limiti della tolleranza, ma dato che è un male al quale ci siamo abituati immediatamente, siamo tutti idioti, egocentrici e stronzi, magari solo a diversi livelli.

Mi ricordo quando, aprendo questo blog, mi ripromisi di non farmi facebook, ché questo doveva già essere il massimo del mio "social"; come no. Attualmente facebook mi serve per condividere i post che altrimenti difficilmente verrebbero letti, avendo superato la fase del "questo blog è mio, dunque non ha importanza che lo leggano gli altri": ma certo che ha importanza, è pure pubblico, cosa lo mantengo a fare se nessuno lo legge? Gea, dove pensi di andare?

Comunque sia, per quanto la stragrande maggioranza dei mali venga appositamente per nuocere, uno degli escamotage per evitare che lo faccia è scoprire e cambiare prospettiva.
L'altro giorno osservavo come una alienata le foto che ho sul cellulare, smistate in vari album fotografici. La maggior parte di foto erano pressocché inutili e per questo le ho cancellate, in particolar modo quelle inviate o ricevute tramite WhatsApp; allo stesso tempo però, ho riflettuto sul fatto che molte di queste altro non erano che ritratti della quotidianità, mia e delle persone con cui chatto.
Non so voi, vi invito a farci caso: foto di oggetti, ovviamente contestualizzati alla conversazione, che magari stanno nella vostra scrivania, nella stanza, vicino al divano, in cucina; un selfie con un biscotto che mangiate spesso, i vostri piedi con i calzini addosso. Per non parlare delle foto con l'abbigliamento: cosa mi metto? Così com'è? Così vi piace? Tutte cose che attraverso un cellulare sono segno di squilibrio mentale e sovraccarico di egocentrismo. Ma...

Se solo la polaroid non fosse così costosa da mantenere, pensate a quante foto di tutto ciò che riempie e fa della vostra quotidianità il vostro spazio e il vostro giorno potreste fare; magari fare un album da portarsi sempre con sé, ovunque si vada, doveste trasferirvi da dove state adesso.
Non ci siamo più abituati, non abbiamo più la tangibilità delle foto da sfogliare, dei cd da mettere su, dei quaderni su cui scrivere e delle lettere da spedire.
Eppure la Quotidianità rimane, sono Le Cose che riflettono la nostra personalità, che rendono uno spazio riconoscibile, che forse ci rendono, in maniera incosciente, animali capaci, con un solo sguardo, di riconoscere il proprio territorio. Cose senza le quali, Casa non sarebbe più Casa, chi sa.
La Quotidianità si è adattata attraverso la lente di un cellulare, ma c'è, ed è importante ricordarsi della sua presenza perché è lei che, senza che accorgercene, conferma la nostra vita.

Di tanto in tanto, chiedetevi: sono io? Proprio io?
Gli oggetti sono mobili, come noi, del resto. Spariscono, si rompono, si perdono, si sostituiscono, ma molti rimangono. E questa è solo una mia opinione, ma penso sia giusto rinnovare lo spazio che ci circonda applicando nuovi occhi, scoprendo in questo la novità.
Sono io, proprio io?

Qualcosa risponderà: sì.



Rinnoviamo la piccolezza della vita.