martedì 4 aprile 2017

Archittetture urbane


Era sera, cercavamo posteggio. Santa Rita, dal piccolo del suo grido soffocato, deve averci tutelate e protette facendoci trovare un parcheggio proprio di fronte alla sua entrata.

L'incredibile esistenza delle cose, casuali e mal pensate. Questa chiesetta incastrata tra un panificio e un palazzo condominiale, piccola e stretta, non sembra neanche vera.

W S. RITA, dice il neon super flash, come se fosse una qualunque insegna commerciale. La guardo più e più volte incredula, forse mi aspetto che crolli in avanti, come se fosse il cartone di una scenografia, tanto sembra finta e assolutamente fuori contesto.

Magari se la fisso a lungo, effettivamente si svelerà. Se soffio, cade?

Questi sono squarci nella logica, nell'estetica, in tutto ciò che in genere dà equilibrio, senso, bellezza nel corso degli eventi. Mi chiedo: è nato prima il palazzo accanto o la chiesa? Potrebbe essere una risposta scontata, eppure a questo punto non ci giurerei sull'ordine di pre-esistenza.

Mi piacerebbe tornarci di giorno e vederla dentro, per scoprire com'è.

Ma vi immaginate, la domenica? La messa? Il rumore? La gente che scende dal palazzo accanto? Magari con porte comunicanti tra la portineria e il confessionale, tanto sono appiccicate che potrebbero pure essere entrati l'uno dentro l'altra, come nelle migliori storie d'amore.

Ma cosa combinate.

W S. RITA, protrettrice dei posteggi poco prima dei concerti, delle chiese scomode tra due palazzi, delle città con architetture casuali.

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