per caso ho trovato la foto della scultura di Auguste Rodin "la Cattedrale": raffigura due mani in procinto di toccarsi, di giungersi e ciò che è successo nella mia mente ancora ora stento a descriverlo chiaramente.
Perché è più pericolosa l'adorazione della devozione? Non so chi l'ha detto, ma chiunque sia stato, se c'è stato, sono d'accordo.
L'adorazione richiede cecità, sottomissione, accondiscendenza. La si confonde con l'amore, si dice "ti amo" e poi "ti adoro", come se fosse un grado maggiore di intensità del sentimento.
Fossi in voi dubiterei di chi vi adora. Non siamo déi, e in tutta onestà, dovrebbero esaminarsi anche loro e chiedersi se faccia bene tutta questa adorazione nei loro confronti. Di certo noi non abbiamo guadagnato molto dall'adorazione di un dio, o di più, in questa storia dell'umanità.
La devozione mi pare essere ben altro affare, signori. Sembra la stessa cosa ma non è. Certo nemmeno quello è amore, sia chiaro. Non sto dicendo che l'adorazione è assolutamente negativa e la devozione assolutamente positiva, né sto misurando a quale distanza l'una o l'altra stiano dall'amore, per dirla tutta non è d'amore che vorrei parlare, sebbene ben ci rientrerà.
"Ti sono devota": nessuno lo dice mai. Eppure la devozione vuol dire affetto, disponibilità e fiducia. Include stima, sincerità; nega alcune strade e ne propone altre, lascia libera l'opinione. E' aperta al dialogo. E soprattutto è qualcosa che si proietta ad altri ma nasce, cresce e prende forma solo e soltanto dentro noi stessi, è una forma intima di dialogo con il proprio sé. La devozione è una scelta, un'opportunità che ti scegli quando cammini nelle tue scarpe sulla tua strada. Non richiede preghiere né dogmi. E si affianca a ciò che diventa o già è Amore, senza coprire o offuscare.
E allora eccola lì: "La Cattedrale".
Ci sono chiese silenziose e piccole, poco illuminate, dove entri e sai che è lì che devi pregare, se ci credi, ovviamente. Ma non sei un turista e stavolta sei entrato perché hai bisogno di pregare o solo di pensare. Qualche giorno fa un mio amico mi ha detto "secondo me questi sono i luoghi migliori dove parlare di sconcerie" e la cosa mi ha fatto ridere parecchio. Peccato per quei atei che non amano le chiese semplicemente perché non credenti: quanta anima-teatro che si perdono!
Il silenzio rispettoso si gira alla tua presenza quasi con timore, come se solo tu potessi distruggerlo ed effettivamente è così: non esiste silenzio come quello che aleggia nelle chiese. Mano a mano che il tempo passa e concedi al silenzio di entrare dentro, senti lì, in quel momento, la devozione: non verso dio, né verso nessun santo, né verso chi sa quale entità ultraterrena. La devozione è tua, verso di te, verso la persona che il più terrenamente possibile ti sta a fianco, verso i tuoi amici o genitori, verso il tuo cane o quello del tuo amico; verso un'umanità concentrata in una goccia di splendore.
Quella è la devozione di Rodin. E la Cattedrale è in un incrocio di mani, perché noi siamo le nostre cattedrali. Perché noi ci ergiamo come pietre consacrate, innalziamo un monumento a noi stessi quando le nostre membra si congiungono ad altre.
Perché non c'è cattedrale con un credo più forte e più convincente di quello che con pacatezza si fa parola dell'amore, e so quanto fastidio dia nominarlo perché l'abbiamo svenduto per banalità di banalità. Ma di questo si tratta: quando tendiamo la mano per stringerne un'altra, è amore. Sussurratelo, pensatelo soltanto, ma questo è.
E il caro Rodin lo sapeva, e non ha aspettato la storia o l'adorazione degli altri per costruire la sua Cattedrale. Lo sapeva anche quando ha lasciato che l'amore trapassasse un blocchetto di pietra, così da lasciare noi come quel momento ritratto: in sospeso, un attimo prima della stretta, come se ci costringesse a chiederci "e quindi? Si sono stretti o no?", "E' un abbraccio o una stretta soltanto? "Qual è la storia di queste mani?", "E se una delle due fosse la mia?".
Non c'è adorazione nella Cattedrale di Rodin, e questo perché nessuna Cattedrale è stata mai pianificata per onorare e lodare l'uomo e la sua piccola essenza, se non questa. E quando si loda l'uomo, non può esserci adorazione. Bisogna essere uomini di fronte agli uomini: quindi devoti.
Forse perché la devozione è questo, qualche volta, per concessione, per piacere: un amore morbido alla vista, silenzioso e dalla consistenza della pietra.
Monumento A Noi.
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