Non
arriverò certo io, adesso, a dire in quanti modi la tecnologia e il
social networking stiano danneggiando le sinapsi e la società
intera, lo sappiamo tutti bene: siamo circondati da idioti,
egocentrismo e stronzate ai limiti della tolleranza, ma dato che è
un male al quale ci siamo abituati immediatamente, siamo tutti
idioti, egocentrici e stronzi, magari solo a diversi livelli.
Mi
ricordo quando, aprendo questo blog, mi ripromisi di non farmi
facebook, ché questo doveva già essere il massimo del mio "social";
come no. Attualmente facebook mi serve per condividere i post che
altrimenti difficilmente verrebbero letti, avendo superato la fase
del "questo blog è mio, dunque non ha importanza che lo leggano
gli altri": ma certo che ha importanza, è pure pubblico, cosa
lo mantengo a fare se nessuno lo legge? Gea, dove pensi di andare?
Comunque
sia, per quanto la stragrande maggioranza dei mali venga
appositamente per nuocere, uno
degli escamotage per evitare che lo faccia è scoprire e
cambiare prospettiva.
L'altro
giorno osservavo come una alienata le foto che ho sul cellulare,
smistate in vari album fotografici. La maggior parte di foto erano
pressocché inutili e per questo le ho cancellate, in particolar modo
quelle inviate o ricevute tramite WhatsApp; allo stesso tempo però,
ho riflettuto sul fatto che molte di queste altro non erano che
ritratti della quotidianità, mia e delle persone con cui chatto.
Non so voi, vi invito a farci caso: foto di oggetti, ovviamente contestualizzati alla conversazione, che magari stanno nella vostra scrivania, nella stanza, vicino al divano, in cucina; un selfie con un biscotto che mangiate spesso, i vostri piedi con i calzini addosso. Per non parlare delle foto con l'abbigliamento: cosa mi metto? Così com'è? Così vi piace? Tutte cose che attraverso un cellulare sono segno di squilibrio mentale e sovraccarico di egocentrismo. Ma...
Non so voi, vi invito a farci caso: foto di oggetti, ovviamente contestualizzati alla conversazione, che magari stanno nella vostra scrivania, nella stanza, vicino al divano, in cucina; un selfie con un biscotto che mangiate spesso, i vostri piedi con i calzini addosso. Per non parlare delle foto con l'abbigliamento: cosa mi metto? Così com'è? Così vi piace? Tutte cose che attraverso un cellulare sono segno di squilibrio mentale e sovraccarico di egocentrismo. Ma...
Se
solo la polaroid non fosse così costosa da mantenere, pensate a
quante foto di tutto ciò che riempie e fa della vostra quotidianità
il vostro spazio e il vostro giorno potreste fare; magari fare un
album da portarsi sempre con sé, ovunque si vada, doveste
trasferirvi da dove state adesso.
Non
ci siamo più abituati, non abbiamo più la tangibilità delle foto
da sfogliare, dei cd da mettere su, dei quaderni su cui scrivere e
delle lettere da spedire.
Eppure
la Quotidianità rimane, sono Le Cose che riflettono la nostra
personalità, che rendono uno spazio riconoscibile, che forse ci
rendono, in maniera incosciente, animali capaci, con un solo sguardo, di riconoscere il proprio territorio. Cose senza le quali, Casa non
sarebbe più Casa, chi sa.
La
Quotidianità si è adattata attraverso la lente di un cellulare, ma
c'è, ed è importante ricordarsi della sua presenza perché è lei
che, senza che accorgercene, conferma la nostra vita.
Di tanto in tanto, chiedetevi: sono io? Proprio
io?
Gli oggetti sono mobili, come noi, del resto.
Spariscono, si rompono, si perdono, si sostituiscono, ma molti
rimangono. E questa è solo una mia opinione, ma penso sia giusto
rinnovare lo spazio che ci circonda applicando nuovi occhi, scoprendo
in questo la novità.
Sono
io, proprio io?
Qualcosa risponderà: sì.
Rinnoviamo
la piccolezza della vita.
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