Questo quadro, di Jack Vettriano -pittore conosciuto forse per i suoi dipinti di balli in spiaggia o sotto la pioggia, con la servitù che regge gli ombrelli ai giovani borghesi americani innamorati-, dal titolo "Il Breve Incontro" (1993), non so come mai mi ha evocato l'unico libro che io abbia letto di Luis Sepúlveda che non trattasse gatti o gabbiani e, in generale, fosse fuori da una qualsiasi infanzia: "diario di un killer sentimentale". Tra le prime pagine di questo libro si spiega il perché di un killer "sentimentale":
[...] Successe in un bistrò di Saint Michel. Tutti i tavoli erano occupati e lei mi chiese se poteva bere un caffè al mio. Aveva una pila di libri che posò per terra, ordinò un espresso e un bicchier d'acqua, prese uno dei volumi e cominciò a segnare frasi con un pennarello. Io continuai a fare quello che stavo facendo prima del suo arrivo: scorrere il programma ippico.
All'improvviso lei mi interruppe chiedendomi del fuoco. Allungai la mano con l'accendino e lei la imprigionò fra le sue. Voleva battaglia la bambina. Ci sono donne che sanno comunicarti la loro voglia di scopare senza bisogno di parole.
«Quanti anni hai?» le chiesi.
«Ventiquattro», rispose con la sua bocca rossa.
«Io ne ho quarantadue», confessai guardandola negli occhi verdi come mandorle.
«Sei un uomo giovane», mentì lei con tutto il calore emanato dai suoi gesti mentre fumava e si ravviava i capelli[...].
«Vuoi prima mangiare o scopare?» domandai mentre chiamavo il cameriere per chiedere il conto.
«Mangiami e scopami nell'ordine che preferisci», rispose lei stringendo i suoi libri.[...]
Da lì il resto è storia, intuitiva ma non troppo banale. Mi rimase molto impressa ai tempi, forse avevo una quindicina, e questo "mangiami e scopami nell'ordine che preferisci" lo trovai estremamente cinematografico e altre cose che non sapevo definire, forse ora me la cavo un po' meglio.
Ad ogni modo, magari non si diranno proprio questo, in quel quadro, però mi hanno riportato proprio a Sepúlveda e al suo serial killer sentimentale, e all'incontro al bistrò.
Succede così, non si spiega: le cose comunicano tra di loro attraverso viaggi poco comprensibili, ma le mete finali siamo sempre noi, quindi che problema c'è, si va avanti.
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