lunedì 17 febbraio 2014

E Il Pesce Disse Al Mais

"Abbiamo adattato i pesci a nutrirsi di mais" 
Ora scrivo parole che non andranno da nessuna parte, ma tentare non nuoce. Almeno questo, non nuoce.
Sono parole spese già da altra gente, in altre occasioni, magari quando tenete la televisione accesa ma in realtà non state ascoltando, oppure quando cambiate direttamente canale perché "che due coglioni, le sappiamo ste cose" e le ignoriamo beatamente.
Il cibo che mangiamo, è un prodotto ricavato da uomini che ragionano come ciminiere, pensano con i soldi, giocano a fare dio, tengono in pugno la dignità di animali e lavoratori e sintetizzano il cibo per risparmiare e darci un prodotto che sappia di cibo, ma che in realtà non lo è.
Cose che avete già sentito, vero? Quindi chi se ne frega, andiamo comunque al primo fast food che ci viene in mente e consumiamo un pomeriggio lì.
Non ho intenzione di denunciare o accusare, anche fossi un'attivista ambientalista animalista e qualche altra "lista" probabilmente mi concederei una trasgressione o due, il mio scopo non è nemmeno quello di sensibilizzare, nello scrivere questo. Voglio solo descrivere la mia indignazione non solo per le immagini e le realtà che ho visto (e che vedrete anche voi, metto a fine pagina il documentario che ho visto anche io), ma soprattutto per l'indifferenza con cui ogni giorno andiamo alla larga del problema. Se solo aveste perso un parente per colpa di un hamburger, o aveste un genitore che lavora con la morsa al collo perché non ha un briciolo di diritto su ciò che produce, sul lavoro per cui si spacca la schiena, o se solo foste una persona con necessità di lavoro e per questo foste disposti a fare anche il lavoro sporco, senza però potervene lamentare o denunciare, allora penso, perché ho provato a immaginarlo anche io, che vi scandalizzereste anche voi.
Se andassi in giro a raccontare grosso modo la realtà, per quel che conosco, di ciò che c'è dietro quello che mangiamo, tutti direbbero "sì, lo so, è disgustoso" ma la cosa finirebbe lì. E' questa la rabbia maggiore che mi ha spinto a scrivere questo post.
Non so quanti di voi si pongano a volte, domande su quante cose vadano storte nel mondo, non so quanti di voi sentano nel profondo di appartenere allo stesso identico mondo, pianeta, comunità mondiale e per questo, con la massima discrezione e un minimo di interesse, si spingano a informarsi perché "dopotutto, perché se faccio parte anche io di questo posto strano e incasinato, non dovrei saperne un po' di più?"; non so nemmeno quanti di voi vogliano sinceramente cambiare le cose, quanti siano disposti a rinunciare alle frasi retoriche e provare a cambiare, ovviamente partendo dall'individuo, ché non si cambiano le cose facendo solo baccano, talvolta basta fare silenzio. Comunque io scrivo a tutti, nella speranza di nulla, solo scrivere a tutti. Se in testa si ha un muro, non sarò di certo io ad abbatterlo.
Si sentono parole come "dignità" "moralità" ed "etica", nella mia scuola le hanno anche insegnate (con una certa ipocrisia, tral'altro), ma scommetto che nessuno le potesse immaginare totalmente infrante, schiacciate, ridicolizzate e umiliate all'interno di un supermercato e dei suoi prodotti che consumiamo ogni giorno, vero?

La dignità di uomini e animali è spezzata, macinata per bene e tramutata in soldi.
Perché dopotutto siamo creature ingegnose, sappiamo come riciclare il materiale.

Food Inc, di Robert Kenner 

Interessatevi, quantomeno. Non chiedo altro.