giovedì 29 settembre 2016

Come ti senti, disse

José Saramago, Il Vangelo Secondo Gesù Cristo 

Erano i dolori, alla fin fine, che stavano provando lei.


Serata particolare, questa, piena di rivelazioni. C'è un po' di tempesta dentro, ed è normale, per ora il meteo generale non prevede giornate lungamente serene. Stavo solo pensando a questo estratto del romanzo, che ho sottolineato ai tempi e riportato molte altre volte, in diversi contesti. 

Credo che ora mi abbia addirittura tranquillizzato, consolato se è possibile, come se mi avesse detto quello che dovevo sentirmi dire. Ero a letto e ho detto a voce alta "come ti senti...", desiderosa di continuare ma non ricordando come continuasse esattamente. Non so perché l'ho fatto, ma l'ho detto.
Mi sono alzata dal letto, ho cercato in libreria, ho preso il libro e ho sfogliato le pagine, sapevo bene che l'avrei trovato tra le prime pagine e che avrebbe attirato la mia attenzione perché sottolineato. 

Calma, respiro, audacia. 

Quanto coraggio ci vuole a essere esseri umani. Che fatica immane. 

Dedico questo frammento di magia firma Saramago a quelle mie amiche che per ora ne hanno uno per capello, tra studio e sentimenti vari e a mia sorella, che sta trovando un nuovo pezzo di sé in una nuova città. Ogni cambiamento porta spazi vuoti e forse sono questi spazi vuoti a fare male; circostanze rumorose in cui si scoprono nemici laddove non si poteva neanche immaginare. Però siamo esseri umani e possiamo tutto, o quasi. 

Lasciare che i dolori ci provino, scoprino i nostri spazi tra le nostre ossa e i nostri muscoli, divertirsi da dentro con i nostri pensieri e permettere loro di farci piangere: forse questi sono tutti pezzi per mettere insieme l'umanità. 

La tempesta è umanità, è inevitabile. Non lo possiamo impedire, almeno io non lo so fare e la subisco così come viene. 

Comunque sia, leggetevi Saramago. Dio, quanto fa bene. 

sabato 24 settembre 2016

La porta

Marguerite Duras, "i testi segreti"

Autrice che ha dato il nome alla macchina da scrivere; un libro magico del quale estratto mi dà in qualche modo misterioso il senso per continuare a scrivere, anche se fa paura e molti dubbi continuano a tenermi fedelmente compagnia.

venerdì 23 settembre 2016

Le mille e una notte

Trovato il deposito per il passato di Marguerite.
Che forse ci sono un po' di storie da raccontare?

L'Allegro Condominio Della Noia

Ritorna, un po' arrancando, L'Allegro Condominio Della Noia, con le sue creazioni di intrattenimento. Prima o poi riprenderò seriamente anche la pagina facebook, ma la verità è che da quando l'ho aperta non ho fatto poi chissà quante creazioni.

Palermo sembra voler nascere, da questo punto di vista: ci sono associazioni e negozi nuovi di artigianato vario ed eventuale, non mi dispiacerebbe informarmi e muovermi anche in quella direzione, fosse solo per curiosità.

Ad ogni modo, oggi è una giornata fiacchissima con il tempo d'autunno che si è annunciato ancora prima del tanto celebrato solstizio. E io mi rifugio, in difesa, dentro il Condominio, come spesso di è capitato di fare.

Forse è questo il bello di essere, certe volte: avere sempre un rifugio dentro di sé dove sentirsi al sicuro o, come in giorni del genere, anche solo un po' meglio. Mi sembra di riscoprire certe verità di nuovo, ultimamente. Come se me ne fossi dimenticata per un po'.
Vedi, le cose strane: alla fine crescere significa solo riprendere e ricordare quello che sapevi già ma che, per priporità sbagliate, avevi messo da parte.

lunedì 19 settembre 2016

Distrarsi, sbagliare, procedere- Calma Respiro Audacia

La faccia da "perché ho scritto questa cosa?", "ma che cacchio ho scritto?" "cancelliamo tutto".

Forse c'è la fortuna dell'idea, della voglia di fare nonostante la paura. C'è un progetto e io sto cercando di svilupparlo. Ma oggi il cielo nuvoloso e la polvere spazzata che ha preso tutta la mia mattina ha forse stancato la creatività. 

Vabene Gea, tranquilla, allora fermati, che fretta c'è?
Nessuna, in effetti. C'è però la paura della mia costante incostanza nelle cose, il terrore nel deludermi. 
C'è la debolezza nell'impegno rispetto al tranquillo scorrere dei pensieri sul blog, che mi chiedo "ma piuttosto di cazzeggiare qua, non ti puoi rimettere a scrivere seriamente?" no, non posso. Stressati, non stressarti.
Se non ci fosse il peso lontano del futuro, dietro tutto questo, forse sarebbe più facile? 
È un mondo per giovani scrittori non laureati? Ci si può permettere di inseguire i propri sogni arrancando come vecchietti pieni di artrite? Che cosa vuoi fare del tuo futuro, Gea? 

non venirmi a dire "preferisco un poeta, preferisco un poeta ad un poeta sconfitto".

Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia.
Calma,
respiro,
audacia.

martedì 13 settembre 2016

Una voce

Marguerite con la tosse, Marguerite un po' ammaccata. Per fortuna, per ogni influenza c'è una soluzione e poi si ricomincia.

domenica 11 settembre 2016

un fiore d'arancio

Caravaggio, La Conversione della Maddalena, 1597, dettaglio

Ma Giuda amava più di ogni sermone le urla dolci della Maddalena.



Un fiore d'arancio per garantire il mio matrimonio spirituale con il buon Iddio, sì Marta, ti ascolto e mi hai convinto, mi convertirò. Ma come potrò dimenticare tutti questi uomini soli, questi Giuda delle proprie fedi, queste tristezze celate che cercano riparo. 

Caravaggio e la sua poesia incantevole, il dettaglio curato, la luce sulle forme, la morbidezza della sensualità. 

Andare a dormire e sperare di sognare un posto così, di concedersi questa immensa passione dei drappeggi rossi su uno teatrale sfondo nero e rimanere in silenzio. 

venerdì 9 settembre 2016

Marguerite sanguina

Non mi è scoppiata la penna in mano,
e non vado a lavorare in miniera.
Lavoro, sì, ma non lo sa nessuno.

domenica 4 settembre 2016

Mi interruppe chiedendomi del fuoco

Questo quadro, di Jack Vettriano -pittore conosciuto forse per i suoi dipinti di balli in spiaggia o sotto la pioggia, con la servitù che regge gli ombrelli ai giovani borghesi americani innamorati-, dal titolo "Il Breve Incontro" (1993), non so come mai mi ha evocato l'unico libro che io abbia letto di Luis Sepúlveda che non trattasse gatti o gabbiani e, in generale, fosse fuori da una qualsiasi infanzia: "diario di un killer sentimentale". Tra le prime pagine di questo libro si spiega il perché di un killer "sentimentale":

[...] Successe in un bistrò di Saint Michel. Tutti i tavoli erano occupati e lei mi chiese se poteva bere un caffè al mio. Aveva una pila di libri che posò per terra, ordinò un espresso e un bicchier d'acqua, prese uno dei volumi e cominciò a segnare frasi con un pennarello. Io continuai a fare quello che stavo facendo prima del suo arrivo: scorrere il programma ippico.
All'improvviso lei mi interruppe chiedendomi del fuoco. Allungai la mano con l'accendino e lei la imprigionò fra le sue. Voleva battaglia la bambina. Ci sono donne che sanno comunicarti la loro voglia di scopare senza bisogno di parole.
«Quanti anni hai?»  le chiesi.
«Ventiquattro», rispose con la sua bocca rossa.
«Io ne ho quarantadue», confessai guardandola negli occhi verdi come mandorle.
«Sei un uomo giovane», mentì lei con tutto il calore emanato dai suoi gesti mentre fumava e si ravviava i capelli[...].
«Vuoi prima mangiare o scoparedomandai mentre chiamavo il cameriere per chiedere il conto.
«Mangiami e scopami nell'ordine che preferisci», rispose lei stringendo i suoi libri.[...]

Da lì il resto è storia, intuitiva ma non troppo banale. Mi rimase molto impressa ai tempi, forse avevo una quindicina, e questo "mangiami e scopami nell'ordine che preferisci" lo trovai estremamente cinematografico e altre cose che non sapevo definire, forse ora me la cavo un po' meglio.

Ad ogni modo, magari non si diranno proprio questo, in quel quadro, però mi hanno riportato proprio a Sepúlveda e al suo serial killer sentimentale, e all'incontro al bistrò.

Succede così, non si spiega: le cose comunicano tra di loro attraverso viaggi poco comprensibili, ma le mete finali siamo sempre noi, quindi che problema c'è, si va avanti.

venerdì 2 settembre 2016

La distanza vede

Però, questa sì che è una frase commovente e poteva dirmela solo una persona altrettanto commovente. Essere una città come questa forse non è un buon affare; ma tant'è quasi quasi felice che mi pare vada bene così. Almeno finora.

giovedì 1 settembre 2016

Donna malintesa

Per il mio #FertilityDay vado in una terra fertile di eroine che, à la manière di Moll Flander -ma più cornadura, mi pare-, hanno qualcosa da raccontare e lo fanno ad alta voce perché nessuno possa ancora sentenziare sulla donna e sull'essere donna. E lì rimango, perché fuori fa proprio pena.

Erica Jong, "Fanny"