lunedì 17 novembre 2014

Una cioccolata e un caffè

AVVERTENZE: non è un post interessante.

L'atto di incontrarsi per una cioccolata è uno sfizio tutto femminile.
Un gruppo di ragazze che si incontra intorno una cioccolata ha il pretesto per raccontarsi la vita, l'intimità, i pensieri. La densità della bevanda è la stessa cbe intercorre nell'intreccio della loro vita, il calore delle mani che stringono la tazza è lo stesso dei loro abbracci. Non c'è conversazione più sincera che quella che si svolge davanti la cioccolata.

Le ragazze che si danno appuntamento con un cocktail non hanno la stessa intensità. Immaginatevi la scena: suppongo che, come me, per una cioccolata immaginiate uno spazio dai colori caldi e le luci soffuse, uno spazio accogliente e intimo; mentre per un cocktail che ne so, un locale da apericena con la musica a palla e dove c'è bisogno di gridare per sentirsi.

In buona sostanza, siete fortunate se avete qualcuno con cui prendere una cioccolata.

Così come per il caffè: state pur certi che se vi inviterò mai a prendere un caffè, è perché vi voglio bene, senza mezzi termini.
Difatti ho molti caffè in sospeso, per ora: devo recuperare un bel po' di persone.
A queste persone posso dire: abbiate pazienza, non ho avuto testa, ma di certo adesso recupererò tutta la nostra companatica caffeina.

Incontrarsi al bar, parlarsi, raccontarsi la vita dall'ultima volta che l'avevamo lasciata, aggiornarsi e magari parlare anche del futuro.
A volte ci penso e con sentimentalismo dico che certe cose resistono, con un po' di fatica, ma ci sono.

Piccoli atti di umanità che valgono una rivoluzione:
ora e per sempre, resistenza!

sabato 1 novembre 2014

Polifemo

Per quale offesa, o Polifemo, tanto
Gridasti mai? Perchè così ci turbi
La balsamica notte, e i dolci sonni?
Fúrati alcun la greggia? o uccider forse
Con inganno ti vuole, o a forza aperta?
E Polifemo dal profondo speco:
Nessuno, amici, uccidemi, e ad inganno,
Non già con la virtude. Or se nessuno
Ti nuoce, rispondeano, e solo alberghi,
Da Giove è il morbo, e non v’ha scampo. Al padre
Puoi bene, a Re Nettun, drizzare i prieghi.
Dopo ciò, ritornâr su i lor vestigi;
Ed a me il cor ridea, che sol d’un nome
Tutta si fosse la mia frode ordita.
Odissea, libro IX

Gentili spettatori, oggi il Bel Paese offre la visione Polifemo della giustizia: Stefano Cucchi non ha assassini.

Si sa che dai tempi di Adamo le costole tendono a staccarsi dal corpo da sole, si sa che i lividi ce li dipingiamo addosso in attesa di un tatuaggio vero, come i bambini.
Nulla di tutto questo è la prova di un assassinio.
Anzi sì: se aspettate un po', gli attori si alzano e ricominciano la scena.
Di nuovo,
ancora,
sempre.

Perché Stefano Cucchi non è certo il primo Polifemo con una storia del genere.

E dato che non ci sono prove, io non ho parole sufficienti.