sabato 1 novembre 2014

Polifemo

Per quale offesa, o Polifemo, tanto
Gridasti mai? Perchè così ci turbi
La balsamica notte, e i dolci sonni?
Fúrati alcun la greggia? o uccider forse
Con inganno ti vuole, o a forza aperta?
E Polifemo dal profondo speco:
Nessuno, amici, uccidemi, e ad inganno,
Non già con la virtude. Or se nessuno
Ti nuoce, rispondeano, e solo alberghi,
Da Giove è il morbo, e non v’ha scampo. Al padre
Puoi bene, a Re Nettun, drizzare i prieghi.
Dopo ciò, ritornâr su i lor vestigi;
Ed a me il cor ridea, che sol d’un nome
Tutta si fosse la mia frode ordita.
Odissea, libro IX

Gentili spettatori, oggi il Bel Paese offre la visione Polifemo della giustizia: Stefano Cucchi non ha assassini.

Si sa che dai tempi di Adamo le costole tendono a staccarsi dal corpo da sole, si sa che i lividi ce li dipingiamo addosso in attesa di un tatuaggio vero, come i bambini.
Nulla di tutto questo è la prova di un assassinio.
Anzi sì: se aspettate un po', gli attori si alzano e ricominciano la scena.
Di nuovo,
ancora,
sempre.

Perché Stefano Cucchi non è certo il primo Polifemo con una storia del genere.

E dato che non ci sono prove, io non ho parole sufficienti.



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