sabato 31 ottobre 2015

Tram 19

Scelta casuale, passavamo da San Pietro; prendiamo questo tram, la prima volta che salgo su un tram vecchio di Roma. E con vecchi sedili e facce nuove, trovo che siano lì le storie migliori, magari quelle un po' arruginite come quelle rotaie o scricchiolanti come quei vagoni.

mercoledì 28 ottobre 2015

martedì 27 ottobre 2015

Li chiamerò gli "Argentini"

Solenni e nobili, i gatti che popolano in branco il largo di Torre Argentina sono ormai abituati a farsi vedere. Lui/lei è senz'altro il capo, soprattutto di noi umani che lo accarezziamo senza ricevere attenzione alcuna.

Largo di Torre Argentina, Roma.

lunedì 26 ottobre 2015

venerdì 23 ottobre 2015

Cara Palermo

Cara Palermo,
ti scrivo perché Joyce aveva ragione: non si vede bene se non quando si è molto, molto distanti. E guardandoti da questo frantoio romano, lo posso dire: ora ti vedo.
Mi manchi, città di merda.
Non mi perderò nel descrivere i dettagli che mi mancano di te; ci credi se ti dico che hai tutta un'atmosfera che Roma non ha? Questa cosa ti rende più bella, te l'ha mai detto nessuno?
D'altronde Roma non può avere tutto. E per te, che invece non c'hai un cazzo per poter vivere senza far scendere dal cielo Dio con tutti i Santi e la Santuzza a suon di invocazioni poco cortesi, non rimane che una certa amichevole poesia che ancora a zonzo, qui, non ho trovato. Ti è andata bene, con me, mia cara, poiché io cerco così la poesia nel mondo, in luoghi disparati e perciò non ti disprezzo, sebbene tu sia conciata male. Ti voglio bene, insomma, di cuore.

Perché ora ti vedo? Perché stando lontana dai miei ambienti naturali, focalizzo meglio su di essi e mi rendo conto: sei afflitta da troppi, troppi mali.
Hai presente quei bambini che covi in certi quartieri, in certe strade buie e vicoli stretti? Sporchi, ignoranti, abbandonati a loro stessi. Cosa gli manca? All'incirca tutto: una famiglia alle spalle che li accudisca e li protegga; le Istituzioni, queste sconosciute, che si riempiono di loro presenze per le campagne elettorali e poi tanti saluti; l'attenzione della gente circostante, buona sui social network e poi per strada non li toccano né li vedono.
Loro, loro sono la tua vera anima; non i mercati, non il mare, non il cibo di strada: loro. Loro ti rappresentano davvero. Ed ecco quello che ho capito: se sei la città invivibile che sei, è perché la tua stessa popolazione ti rema contro: la quantità esuberante di ignoranza e delinquenza che ti circola nelle vene crea quel gorgoglìo continuo di un calderone di mentalità mafiosa e micro/macro criminalità della quale una grossa fetta di popolazione è infetta, mettendo alla luce questi esseri che coprono diverse categorie: dal posteggiatore abusivo al venditore abusivo; dal patr'i famigghia in carcere al figlio che spaccia nna so zuana; da quello che sbuffa se gli chiedi di fare lo scontrino fiscale a quello che ti taglia la strada con una manovra da ritiro patente e se glielo fai notare si ferma appositamente in mezzo alla strada solo per dirti di stare muto. Muuuuuuuuto.
Per non parlare della spazzatura e della cultura neomelodica che bé, parliamoci chiaro: bene non ti fa.
Ma queste sono cose già sentite, vero povera anima? Le sai a memoria anche tu.
Però, hai mai fatto caso all'altra metà del male?

Non so come definirli, davvero. Mi limito a descriverteli, ché sicuramente li riconoscerai:
sono quelli che dicono di amarti, ma di te amano questo tuo aspetto decadente che sì, ha il suo fascino, per carità, ma che a volte sfiora il ridicolo e sarebbe onesto, soprattutto per il tuo bene, cambiare prospettiva invece di crogiolare sempre sui soliti discorsi pseudo poetici; sono quelli che apprezzano il tuo emergente lato indie, vegan, bio, steampunk e vintage e che gli permetterà di sfogare le loro voglie modaiole, credendo che questo ti avvicini all'idea di città europea che sognano, ignorando tutto il resto, ché tanto a loro non tocca; sono quelli che si lamenteranno ora e per sempre, senza muovere un dito affinché tu possa cambiare, profondamente pigri e largamente sfiduciati: finché la decadenza si ammira, tutto va bene, come davanti un quadro. Ma se ti tocca, -e tu Palermo tocchi fino alla molestia-, allora gridano come gallinelle allo sdegno, comodamente seduti a casa; sono quelli, Palermo bella, che i tuoi bambini non li vedono  nemmeno se li hanno davanti.

Palermo, ti scrivo a mente aperta: se non avessi visto con i miei occhi, ed essermi commossa fino a stringermi il cuore, ragazzi che le cose le vogliono davvero cambiare e quindi non avessi questa ingenua, splendida fiducia, ti direi che sei veramente nella merda fino sopra le cupole del centro storico. Ora, sei comunque un po' nei guai, ma non sei sola. Capisci il bello, la magia? Non sei sola.
Ho visto anche quei bambini e quante cose ci sarebbero da dire, Palermo, quante...
e a quest'altra faccia del male, la quale magari si giustifica dicendo di sentirsi impotente davanti a tanto degrado e spende tutte le sue energie mentali a lamentarsi ogni giorno di Unipa (certo che pure tu, una buona...), vorrei dire: donate una parola. Vi stupireste di cosa sareste capaci di suscitare.

Il male che ti affligge, quindi, è immenso e totalitario. Una dittatura del marcio che si snoda dai bassifondi fino alla parte Bene, da chi non sa fino a chi non capisce.
Purtroppo non ho nessuna medicina da proporti. Forse alla fine di questa lettera potresti anche dirmi che con queste parole ti ci turrunii a milinciana e avresti anche ragione, mi dispiace. Ma avevo bisogno di dirti che adesso ho capito e che vivrò di conseguenza.

Chiunque, a questo punto, potrebbe additarmi contro il fatto ch'io sia partita. Ma questo è ovvio: alla lunga con te non si può vivere. E il mio è, come ho già scritto, l'esigenza di partire fuori dal nido. L'avrei avuta anche nella città più europea d'Europa, più civile di Civilandia, più tecnologica di Silicon Valley. Ma tu, Palermo mia, che sei molto più intelligente e saggia di tutti questi individui dalla facile tastiera ruggente, sai la verità. Questo ci basta.

Per il resto, cara mia, mi manca il tuo buon cibo, consolatore ed economico: qua a Roma si piange miseria e si ride alla presunzione con cui ti vendono cocc'i pizza a prezzi improponibili.

Avresti solo da insegnare, vecchia mia, se solo te ne dessimo l'occasione.

Stammi bene, preziosità.
Ci vediamo presto,

tua per sempre,
Gea


Ying yang morning

mercoledì 21 ottobre 2015

Bambino al focolare

È così, quando inizia a fare freddo: si sta il più vicino possibile vicino al fuoco.

Salita Del Grillo, Roma.

Bambino al focolare

È così, quando inizia a fare freddo: si sta il più vicino possibile vicino al fuoco.

Salita Del Grillo, Roma.

Paesaggio stabile.

Cielo grigio, aria fredda, noia a portata di penna, Appino su neverendingplaylist ( https://youtu.be/d9xYXzkrdyI)

In attesa di scendere, dopo pranzo, per distribuire altri curriculum per la Città Eterna. 

martedì 20 ottobre 2015

Riflessi di tramonti

Bing Wright, fotografo newyorkese, ha ripreso i tramonti riflessi sugli specchi rotti.
Ditemi se questo effetto Mondrian non è stupefacente.

domenica 18 ottobre 2015

Blue Day

Al Festival Del Cinema, oggi, ho visto qualche estratto del film di animazione "Il Viaggio Di Arlo" con lo storyboarder che spiegava tutto il processo all'interno del magico mondo Pixar per arrivare a quel film. Chi ducizza.
Alla fine, uscendo dalla sala, dei ragazzi distribuivano i palloncini, di cui uno preso volentieri e che mi sono legato alla borsa e portato in giro fino al casa.
E posso dire che basta veramente poco per strappare sorrisi ai passanti; a pochi passi da casa è iniziato il diluvio, mi sono rivolta al palloncino che fedele mi ha seguito su autobus e tram chiedendogli: ti aspettavi che il mondo fosse proprio così?
Per tutta risposta, si è lentamente accasciato verso il suolo, appesantito dalle goccie di pioggia.
Penso di no.

sabato 17 ottobre 2015

Il Clown Jojo

Bernard Buffet, 1967
Litografia.

Roma, città di scale mobili.

Ce ne sono dappertutto, anche al supermercato sotto casa ci sono scale mobili per raggiungere il piano superiore.
Ma la gente che ha sempre fretta, non si sente rallentata da loro?
Infatti c'è chi cammina e corre, sulle scale mobili, mentre tutti gli altri pigramente avanzano al ritmo delle scale.
Umanità...

Due figure distese

Una di Moore, l'altra della storia (che più Storia non si può).
Terme di Diocleziano.

venerdì 16 ottobre 2015

giovedì 15 ottobre 2015

La giovane casalinga

Alexey Tyranov, 1840

Perché pulire le scarpe?

Beneditemi, mandatemi sortilegi buoni, incrociate le dita e i capelli: domani ho un colloquio di lavoro.
Nulla di che, ancora non è detto, ma sicuramente è un qualcosa. Ora sono a un passo dal tutto o dal niente. L'equilibrio è questo, forse? Non so.
Intanto mi preparo... a camminare.

giovedì 8 ottobre 2015

Diario Romano

Ebbene, questo è quello che mi è accaduto: mi sono trasferita a Roma.
Com'è possibile, quand'è successo?
All'incirca sono già tre settimane che sono qui; è possibile perché è sempre possibile uscire fuori dal nido (per migrare in un altro).

La bella e a pezzi Palermo mi ha cullata sufficientemente, soprattutto da quando avevo capito che non volevo trasferirmi in Francia per studiare, facendomi cuocere a fuoco lento nelle sue stagioni, abitudini e strade conosciute. Ma ho colto una possibilità, affiancandomi all'amore, per crescere e vedere un po' quanto in frantumi ti fa la vita appena esci la testa fuori dal guscio.
E Roma sì che è un gran bel frantoio.

Sono stata fortunata nell'essere stata accolta da un'anima gentile che mi ha detto "figurati piccoletta, Roma è una città così spietata per chi non la conosce" e difficilmente mi lascerà da sola; d'altronde non sono nemmeno partita sola: il mio compagno di avventure si è appena imbarcato in un nuovo percorso di studi che fa proprio parte di lui e questo è il primo grande regalo che questa città gli offre per collezionare esperienze. La solitudine insomma, non è una minaccia, forse sarà una richiesta, in seguito: leggo che a Roma bisogna perdersi da soli, sarà così?

Per quel che mi riguarda, cerco lavoro. In che campo? In quello della sopravvivenza, ergo: qualunque. Tramite internet, spiando le vetrine, rispondendo ad annunci, allegando curriculum a chiunque: lavoro cercasi.
Quando sono partita, immaginavo tutto questo sapevo dei problemi a cui sarei andata incontro. Sono partita appositamente con la voglia di schiantarmici addosso, anche sapendo di essere incapace di affrontarli, io devo ancora imparare a vivere, per molti aspetti della vita. Il fatto di sentire l'urgenza di trovare lavoro per potermi pagare l'affitto, è uno di questi. REALTA', la chiamano, ma io non sono tanto sicura.

Comunque sia, Roma ha un aspetto incredibilmente familiare. Anche adesso, nella stanzetta, affacciandomi fuori e vedendo alti palazzoni -non una grande e romantica vista, ma tant'è-, mi sembra di vedere gli stessi palazzoni palermitani; mi è capitato di vedere dei vecchietti giocare a carte in un giardino, li ho guardati con la solita tenera curiosità con cui guardo i vecchietti nei giardini e poi mi sono stupita nel sentirli parlare, perché parlavano con accento romano: mi sono ricordata in quel momento di essere a Roma.
Allo stesso modo, certi ragazzi gargi e tamarri che trasudano ignoranza dai pori dei loro vestiti alla moda, sempre sull'autobus e sempre a far casino, ma con una parlata romanaccia inusuale, per me. Finché c'è silenzio, insomma, tutto è Palermo.
Famoso è ormai il paragone con i mezzi:
- A Palermo bisogna gridare "allelujah" se passa un autobus, almeno qui ci sono tutti i mezzi.
- Eh sì, però sai che casino co questi, ogni volta.

La mia colazione è cambiata: ora thé o tisane, caffè e yogurt, non più il latte. Benedette queste colazioni meravigliose, forse è il pasto più piacevole che faccio per davvero. Poi, con tutti i supermercati stra economici intorno, è facile improvvisare pranzi o cene.
momento colazione nella nuova casa 
L'appartamento è bello e luminoso, come la nostra stanza che è spaziosa e con tanta tanta luce; abbiamo come coinquilini una coppia di Salerno, una mia amica mi ha detto, scherzando: "l'appartamento delle coppie meridionali!".

Insomma, finora:

va
tutto
bene.

Siamo alle solite: il peggio deve ancora venire. Ma è già dall'anno scorso che dico "bene, si accomodi". Essere umani significa affrontare l'essere umani. E allora qualcosa dovrò pur impararla, o no?