giovedì 8 ottobre 2015

Diario Romano

Ebbene, questo è quello che mi è accaduto: mi sono trasferita a Roma.
Com'è possibile, quand'è successo?
All'incirca sono già tre settimane che sono qui; è possibile perché è sempre possibile uscire fuori dal nido (per migrare in un altro).

La bella e a pezzi Palermo mi ha cullata sufficientemente, soprattutto da quando avevo capito che non volevo trasferirmi in Francia per studiare, facendomi cuocere a fuoco lento nelle sue stagioni, abitudini e strade conosciute. Ma ho colto una possibilità, affiancandomi all'amore, per crescere e vedere un po' quanto in frantumi ti fa la vita appena esci la testa fuori dal guscio.
E Roma sì che è un gran bel frantoio.

Sono stata fortunata nell'essere stata accolta da un'anima gentile che mi ha detto "figurati piccoletta, Roma è una città così spietata per chi non la conosce" e difficilmente mi lascerà da sola; d'altronde non sono nemmeno partita sola: il mio compagno di avventure si è appena imbarcato in un nuovo percorso di studi che fa proprio parte di lui e questo è il primo grande regalo che questa città gli offre per collezionare esperienze. La solitudine insomma, non è una minaccia, forse sarà una richiesta, in seguito: leggo che a Roma bisogna perdersi da soli, sarà così?

Per quel che mi riguarda, cerco lavoro. In che campo? In quello della sopravvivenza, ergo: qualunque. Tramite internet, spiando le vetrine, rispondendo ad annunci, allegando curriculum a chiunque: lavoro cercasi.
Quando sono partita, immaginavo tutto questo sapevo dei problemi a cui sarei andata incontro. Sono partita appositamente con la voglia di schiantarmici addosso, anche sapendo di essere incapace di affrontarli, io devo ancora imparare a vivere, per molti aspetti della vita. Il fatto di sentire l'urgenza di trovare lavoro per potermi pagare l'affitto, è uno di questi. REALTA', la chiamano, ma io non sono tanto sicura.

Comunque sia, Roma ha un aspetto incredibilmente familiare. Anche adesso, nella stanzetta, affacciandomi fuori e vedendo alti palazzoni -non una grande e romantica vista, ma tant'è-, mi sembra di vedere gli stessi palazzoni palermitani; mi è capitato di vedere dei vecchietti giocare a carte in un giardino, li ho guardati con la solita tenera curiosità con cui guardo i vecchietti nei giardini e poi mi sono stupita nel sentirli parlare, perché parlavano con accento romano: mi sono ricordata in quel momento di essere a Roma.
Allo stesso modo, certi ragazzi gargi e tamarri che trasudano ignoranza dai pori dei loro vestiti alla moda, sempre sull'autobus e sempre a far casino, ma con una parlata romanaccia inusuale, per me. Finché c'è silenzio, insomma, tutto è Palermo.
Famoso è ormai il paragone con i mezzi:
- A Palermo bisogna gridare "allelujah" se passa un autobus, almeno qui ci sono tutti i mezzi.
- Eh sì, però sai che casino co questi, ogni volta.

La mia colazione è cambiata: ora thé o tisane, caffè e yogurt, non più il latte. Benedette queste colazioni meravigliose, forse è il pasto più piacevole che faccio per davvero. Poi, con tutti i supermercati stra economici intorno, è facile improvvisare pranzi o cene.
momento colazione nella nuova casa 
L'appartamento è bello e luminoso, come la nostra stanza che è spaziosa e con tanta tanta luce; abbiamo come coinquilini una coppia di Salerno, una mia amica mi ha detto, scherzando: "l'appartamento delle coppie meridionali!".

Insomma, finora:

va
tutto
bene.

Siamo alle solite: il peggio deve ancora venire. Ma è già dall'anno scorso che dico "bene, si accomodi". Essere umani significa affrontare l'essere umani. E allora qualcosa dovrò pur impararla, o no?



2 commenti:

  1. Benvenuta a Roma!
    Un abbraccio, Ilaria :)

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    Risposte
    1. Grazie amica mia! Spero di vederti presto e poter fare una colazione insieme :)

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