sabato 29 giugno 2013

Lettera Di Una Sughereta

Ciao, sono la terra di Sicilia. Sono una quella che calpesti sempre, e ti sono molto vicina. Ti do vita e tu mi dai vita, lo so, e per questo ti ringrazio. In passato sono stata trattata decisamente meglio, anche quando c'era più povertà, che se non potevo offrire pane, pregavano Dio e cantavano in mio onore. Ma non voglio parlarti di questo adesso. Le vibrazioni che mi mandi ogni volta sono il ritmo della mia vita, che sia quando cammini o quando mi ritrovo su il peso di un palazzo, a me  va bene tutto. Ho vissuto di tutto sulla mia pelle, ne ho passate tantissime, avrei solo da insegnare se solo volessi ascoltarmi. So che qualche volta lo fai, lo percepisco, ma vedi io sono una donna di carattere, mica mi interessa solo la poesia. Infatti sono qui per parlarti di una spina sul dorso che mi ritrovo. Non sono mai stata in silenzio in 22 anni,  ma qualcosa di meraviglioso è successo: le voci di chi mi cammina si è unita alla mia.  Ah, ma che sbadata, la Sicilia è grande, le persone che camminano tanto numerose, devo dirti come mi chiamo così capisci quale delle mie  voci sta parlando, mi scusassi: mi chiamo Sughereta. Dicevo: ho una spina nel fianco, anzi ne ho 46, per dirla tutta. Amo da millenni il mio popolo, devi credermi, e come ogni amore, c'è anche un male da condividere, anche se non vorrei. Di certo io non l'ho chiesto, e se chiedi a quelli che stanno lì intorno, non l'hanno chiesto anche loro. Comunque, queste spine enormi fanno male anche a loro. Per me questo è già un tumore, ma dalle voci che ho sentito rischia di causarne parecchi e di varia natura anche ai miei amati Piedi. se sei terreno certe cose le senti, e capisci anche i movimenti: ho sentito per anni tanti buchi fatti da enormi uccelli di metallo che mi perforavano e impiantavano queste enormi spine. Io vedo dal basso, ma facendo parte di un pianeta per avere una visuale più panoramica chiedo al cielo di farmi da cannocchiale, ma anche lui non sa cosa siano. Una volta me le ha descritte queste enormi cose, e io, nel mio microcosmo, le ho paragonate a spine, enormi spine, più grandi degli alberi di sughero. Comunque, il punto è che queste enormi spine non sono finite, non la smetteranno di bucherellarmi, perché sono tutti in travagghio per qualcosa di ancora più grande e dannoso. Ho un po' di paura, devo ammetterlo. Per questo ti scrivo, per dirti che anche se sei lontano, seppur comunque circondato dal mare come me, di non ignorarmi. Di renderti conto che i Piedi che difendono i miei e i loro diritti, e anche quelli dei nostri figli, sono anche affari tuoi.
Ci sono piedi e piedi, come immagino tu sappia. Ma da terreno è enfatizzata ancora di più questa differenza. Ci sono piedi leggeri, piedi che quasi volano, che si impuntano, che non lasciano passare, che difendono, che vibrano, che ballano, che camminano. E poi ci sono piedi che si impongono, piedi con scarponi minacciosi,  che prendono di peso e scaraventano via, piedi che pestano, piedi fatti di melma, di putridume, (sempre miei prodotti, lo so, ma chi non fa la cacca, del resto). Questi Piedi violenti non li sento proprio miei, come se fossero di un altra terra, venuti a minacciarmi, con il loro modo di sentirsi padroni del mondo; alcuni mi fanno particolarmente male perché invece sono miei eccome, ma mi hanno rinnegata, pestando i miei figli.
Ora devo andare, avevo necessità di scrivere e spero di essere stata ascoltata.
Spero che il bel paio di piedi che si è ritrovato a leggere queste parole non rimanga incollato a qualcosa che non sia la sua terra, e che inizi a camminare.
Per sempre tua,
Sughereta.

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