giovedì 22 dicembre 2016

Il Continuo Esercizio Alla Bellezza

Ora e per sempre: resistenza.

Io lo so che ci sarebbero tante parole da dire, tanti pensieri da esporre, tante cose di cui discutere. Io lo so che potrei dire la mia sugli attentati, sul terrorismo, sulla mercanzia dell'orrore, sulla pressione all'odio.

Io lo so che un blog è niente e un social network è niente.

Ma io scrivo di arte perché so che mi salva. E condivido il bello perché mi aiuta ad avere meno paura.

E io non dimentico Il Mondo, non lo lascio fuori dalla mia porta. Anzi è proprio perché è dentro che ho bisogno di piccoli atti di casuale leggerezza bella.

Rispetto il dolore come un tempio da elogiare con musiche interiori e preghiere umane, non ho bisogno di spiegare il perché.

Eccomi qui dunque, alle 00:30 di quello che ormai è il 23 dicembre del travagliato 2016 a condividere un collage di Katherine De Blawer.

giovedì 15 dicembre 2016

Un treno per venire da te

Il romanticismo dei treni da prendere per raggiungere le persone del proprio cuore non svanirà mai, dovessero anche cambiare i tempi, gli uomini e i mezzi di trasporto.
L'attesa grigia di un treno che arriva, ecco un'altra definizione di amore.

martedì 13 dicembre 2016

"Ilenia", The Zen Circus: ti offenderesti se qualcuno ti chiamasse "un tentativo"?

https://www.youtube.com/watch?v=ns7X0k54VSA
linko qui il video perché non mi fa caricare il video ufficiale con anteprima. Buon ascolto. 

[...]qui le bare sono strette 
ma le vogliono abitare 
le chitarre senza corde 
l‘avere senza il dare 
qui confondono il dolore con le lacrime di gioia 
pochi brividi o sussulti 
molta prosa 
troppa noia 
qui non puoi fuggire 
perché tu sei il carceriere 
qui tutto è razionale 
solo obbligo e dovere 
qui dove vivi adesso 
in un anelito del cuore 
in attesa di un qualcosa 
di un qualcuno 
di un errore.
La musica indie c'ha la grande malattia dei testi. La maggior parte delle canzoni che amo con tutto il mio cuore e dal profondo della mia passione intellettiva hanno testi che possono tranquillamente essere considerati ridicoli, infantili e in generale discutibili.

Capisco chi storce il naso quando si parla di indie e io non ho mai fatto particolare propaganda del genere.

Così come non ho mai impiegato poi molto tempo a spiegare perché una moltitudine di artisti e di canzoni hanno un pezzo del mio cuore; appartengono a momenti precisi e sembrano evocare tutta la parte migliore dell'adolescenza (e la peggiore per i momenti di malinconia) che, tanto per intenderci, non è finita -o almeno credo-.

"Ilenia", il brano dell'ultimo album degli Zen Circus, è un campionario di frasi didascaliche.
Le vedo bene sopra foto profilo, in momenti immortalati per caso o fintamente casuali; le vedo schiaffate negli occhi di molte mie amiche e alcune perfino sulla mia pelle.

Perché il punto è questo: al di là della musica e della struttura, l'indie italiano rappresenta una generazione di esseri umani che sta avanzando a colpi di disagio in mezzo alle grandi strade della società.

Persi, nudi, inconscienti, impauriti, sensibili, Rocce e Isole. Siamo molte cose, noi Millennials. E Ilenia lo sa. E noi siamo Ilenia.

Che viene pure una gran voglia di suonare la batteria e sperare di essere almeno un briciolo figa quanto La Ragazza Del Video.


venerdì 2 dicembre 2016

Shake It Out- Florence+The Machine

Ogni demone vuole la sua libbra di carne 
ma a me piace tenere qualcosa per me.
Mi piace tenere forte i miei problemi 
è sempre più buio prima dell'alba

giovedì 1 dicembre 2016

La Sera Delle Creature

Continua L'Allegro Condominio Della Noia, anche se facebook non lo sa.

Con una tavolozza di acrilici improvvisata utilizzando il tappo di un grande barattolo di yogurt, con due pennelli superstiti e un rotolo di carta igienica, il Condominio allarga la sua famiglia con nuovi condomini, un po' magici e un po' no.

E dato che ogni cosa si ricicla e in ogni posto può esserci qualcosa da osservare, anche la tavolozza della fortuna stessa sembra aver ritratto un paesaggio, o uno strano scenario di creature a braccia alzate, o chi sa quale altra magia.

L'inverno è arrivato anche qui, la stagione delle tisane è arrivata, e pure le mani tendono a fare il loro corso da carne a polvere -nulla ci può, ho provato di tutto-.

Così ci teniamo compagnia tra un colore e l'altro, da un'idea all'altra.

Voi cosa ci vedete, in quella tavolozza della fortuna?

martedì 22 novembre 2016

sabato 19 novembre 2016

Una storia.


... o anche più di una. Qualunque sia il suo volto, bisogna ritrarlo in più modi, anche questo. E mentre Marguerite si prende la sua vacanza da questo strano periodo di gestazione, io continuo a esplorare quello che rimane da fare. 

giovedì 10 novembre 2016

And my head told my heart:



[...]Oh, la vergogna che mi ha allontanato dal dio che una volta amavo
è la stessa che mi ha spinto nelle tue braccia.
La pestilenza aveva vinto
quando tu eri persa e io andato via 
e nessuna, nessuna speranza vincerà.
Ma se i tuoi conflitti colpiranno il tuo sonno

ricordati che la Primavera scambia la neve con le foglie.
Tu sarai felice e piena di energie di nuovo

quando le città splendono e il sole sorge. 

La mia testa ha detto al cuore "lascia che l'amore cresca", 
Ma il cuore ha detto alla testa "questa volta no, questa volta no".[...]

mercoledì 9 novembre 2016

Cosa che -ovviamente- fanno

Persone Al Sole, Edward Hopper, 1960

"Persone al sole sta agli antipodi di Cittadina Mineraria In Pennsyilvania, ma non è meno denso di mistero.  È una miscela di comicità e sconforto. Un gruppo di persone sta al sole su una fila di sedie. Ma sono lì per prendere il sole? Se sì, perché indossano eleganti abiti da ufficio, o adatti alla sala d'aspetto del medico? Forse, ovunque si trovino, sono in attesa e il mondo è la loro sala d'aspetto? Forse. E cosa dobbiamo pensare del giovane che legge, seduto alle spalle della fila di quattro persone? Sembra sia più assorto nella cultura che nella natura, eppure sta lì con gli altri, ai bordi della strada, al sole. La luce è particolare. Cade sulle persone ma non riempe l'aria. In realtà, una delle particolarità di Hopper è che ha veramente poco a che fare con l'atmosfera come invece, per esempio, la luce nei quadri degli impressionisti. Non si riesce a immaginare che queste persone prendano molto sole. Pare piuttosto che guardino di fronte a sé, per quanto possiamo vedere, verso un vasto campo che si estende fino a un gruppo di colline. E le colline, dato che si elevano più o meno con la stessa inclinazione assunta dalle persone in posizione seduta, paiono ricambiare quello sguardo. Sembra quasi che natura e civiltà si fissino a vicenda. Questo quadro è così eccentrico che a volte penso che le figure sedute stiano guardando il dipinto di un paesaggio, non un paesaggio vero, cosa che -ovviamente- fanno."

[Edward Hopper - un poeta legge un pittore, Mark Strand]

Due americani meno uno

Sì, è tutto tremendo. Everything is horrible... it seems just horrible.

Per un americano pezzente, disgustoso e umanamente triste al potere, c'è sempre un angolo di paradiso in cui trovare un attimo di tranquillità.
Non so esattamente cosa pensare, ma comunque è prudente non inciampare in torpiloqui adesso.

Un poeta legge un pittore ed è questo il sogno americano -c'è pure il mio quadro in copertina-.

Buona sopravvivenza a tutti.

martedì 8 novembre 2016

Una città come De Chirico

Le Due Maschere
Se mi fisso a guardare i quadri di De Chirico immagino sempre di camminare nelle città che lui descrive, così piene di malinconia, mistero, vuoto che riempie e pienezza che non lascia nulla. Metafisica, sì, ma c'è qualcosa in più. Forse un'altra atmosfera, una dimensione oltre la dimensione della metafisica ancora. Non so. Comunque sembrano tutti luoghi molto familiare e vorrei andarci più spesso, sapendo come fare.

Come si accede alla metafisica? Cos'è? Cosa serve? Basta un portale come quello di De Chirico? Chissà. Io, intanto, provo a viaggiare ancora.

mercoledì 26 ottobre 2016

Architetture future

Giocare a indovinare il futuro sarà sempre un'attività curiosa che incita a credere in ciò che non si crede.

Stavolta è capitato che la casualità disegnasse tre archi, un ponte su quello che potrebbe essere un anfiteatro o un lago.

Se ci sono posti dove devo andare, andrò. Se ci sono persone che devo conoscere, le conoscerò.

Mi piace che il futuro non parli, ma disegni. Mi piace immaginare che io possa davvero capire i suoi messaggi.

E magari nulla di tutto questo, ma ho bisogno di credere per inventare storie, dunque facciamo che per questa volta io abbia davvero predetto un luogo e ciò significherà che dovrò raggiungerlo,fosse anche un ponte mentale.

Perché no, tanto io amo viaggiare. Non ho mai smesso di farlo, anche quando ho capito di dovermi fermare.

venerdì 21 ottobre 2016

Perché, tu sei qui per prenderti sul serio?

- Perché c'hai sempre 'sta faccia afflitta quando scrivi?
- Parrebbe essere la mia faccia da concentrazione...
- 'Mazza pare che hai assistito al funerale daa famiglia tutta der gatto tuo.
- Sì, ci sono momenti facciali migliori, in effetti.
- Guarda mo come te la faccio poetica co l'effetto seppia, guarda...
- Mentre sono al computer? Non ci puoi pensare quando sono davanti alla macchina da scrivere? Avrebbe più senso.
- Ao e chi sei er regista? Lascia fa', tu e i tuoi selfoni da ntellettuale. Ma chi sei, Agatàcristi?
- Scusa, fai te.

- Guarda npo'! Eh? Vedi? A senti aa poesia? 
- Poetica, proprio. Oh, ma sei venuto a prendermi per il culo?
- Eccerto. Perché, tu sei qui pe' pijatte sul serio?  

giovedì 20 ottobre 2016

Crunchy Art Breakfast Time

Zeren Baran, "After Orgasm"
Mi ricordo della prima volta che ho assaggiato cereali del genere: ero talmente curiosa ed entusiasta perché li avevo visto tante volte in tv, nelle serie che ci guardavamo io e mia sorella di pomeriggio dopo scuola.

Poi li ho assaggiati e ho scoperto che non avevano alcun gusto. Come moltissimi dei cibi stra-colorati e zuccherosi. È stata una delusione, che peccato.

E poi casualmente basta girovagare su internet per scoprire che qualcuno ne ha fatto un uso migliore, decontestualizzando soggetti d'arte e rendendoli... deliziosi.

Con questo nuovo gusto nella testa, avrei voglia di mangiarne cento pacchi, di cereali così.

Soprattutto se ci trovo sorprese del genere. Vien voglia di scusarsi, di dire "oh pardon, non immaginavo foste lì", con la bocca piena. Mentre loro, sul fondo della scatola, erano intenti ad affari d'amore.

Mamma, volevo solo i miei soliti cereali con la sorpresa cinese e invece guarda cos'ho trovato: dua amorini intenti a far che!

La fantasia è un cibo squisito.

martedì 18 ottobre 2016

The Origin Of Love


La ruota dei colori. Mi sembra, osservandola, che tutti noi potremmo essere spiegati attraverso essa.


La fisica, in effetti, mi viene incontro con la spiegazione riguardo la struttura oculare dei coni di luce che percepiscono i nostri occhi. Ma non è solo questo.
Guardando le persone intorno a noi vedo che ognuno di noi possiede i tre colori primari. Siamo fatti di blu, giallo e rosso; elementi di acqua, di luce e di fuoco, energie che entrano l'una dentro l'altra e muovono il mondo (interiore o esteriore che sia). 

I nostri colori secondari altro non sono che la sintonia con altrettanti colori primari, quando trovi la persona con cui puoi combinare. È bello fino alla commozione combinare con qualcuno. Fa quasi male, malissimo. 

Però succedono anche i colori complementari, e qui sta l'inghippo: chi ti completa è spesso anche il tuo opposto. Distante, ma vicino. Complesso e complementare. 

Per ognuno di noi c'è un'intensità, una tinta e un'ombra. Io ci sto giocando adesso, mescolandomi furiosamente come in preda a colpo di genio, ma senza il genio. 

I vostri colori, mostratemeli. Quali sono? 

Nel frattempo, vi lascio con questa, da ascoltare subito dopo o quando volete:

lunedì 10 ottobre 2016

Nel mezzo di, nel mezzo di, nel mezzo di

È così. Che vuol dire?
Vuol dire che le cose sono come sono in questo momento, e per viverle forse non devo aggiungere né togliere nulla.

Non ho altro che me, in questo momento e quella macchina da scrivere, quel quaderno e questo computer dai quali cerco di modellare un futuro ipotetico. E l'incontro con Gli Altri non può che farmi bene, anche se mi mette in confusione.

Gente che mastica l'orgoglio degli altri con piroette narcisistiche da nuclei insicuri e tremolanti; gente che dona Meraviglia come le più audaci delle creature magiche da fiabe sotto la tempesta; gente che rincuora, che altro non dà che affetto quando proprio non serve altro che quello. Gente che entra in me e divento Quella Gente.

Per ora sono così, non ho altro che questo. Non ho soldi, non ho un lavoro, non studio; non sono indipendente, non imparo a cucinare, non ho la patente; non faccio attività personali, non faccio teatro, non dipingo, non vado in bici, né in pattini; non imparo a cantare, non sviluppo nessun estro creativo.

Per ora sono così, nel mezzo di un mucchio di pensieri e sentimenti. E forse ora ho capito: devo essere così e basta. Indago, me stessa e gli altri attraverso me stessa. Ringrazio chi mi ha fatto male e chi non lo fa, sto elaborando una ricchezza degna della miniera di diamanti.

domenica 9 ottobre 2016

Forse per ora è così

E non c'è granché da dover spiegare. Devo solo riconoscere meglio questa nuova vita, questo nuovo modo di pormi, questo essere senza troppi progetti, senza nemmeno capire. Insomma, sto ricominciando?

Illustrazione di Bruce Stanfield

giovedì 29 settembre 2016

Come ti senti, disse

José Saramago, Il Vangelo Secondo Gesù Cristo 

Erano i dolori, alla fin fine, che stavano provando lei.


Serata particolare, questa, piena di rivelazioni. C'è un po' di tempesta dentro, ed è normale, per ora il meteo generale non prevede giornate lungamente serene. Stavo solo pensando a questo estratto del romanzo, che ho sottolineato ai tempi e riportato molte altre volte, in diversi contesti. 

Credo che ora mi abbia addirittura tranquillizzato, consolato se è possibile, come se mi avesse detto quello che dovevo sentirmi dire. Ero a letto e ho detto a voce alta "come ti senti...", desiderosa di continuare ma non ricordando come continuasse esattamente. Non so perché l'ho fatto, ma l'ho detto.
Mi sono alzata dal letto, ho cercato in libreria, ho preso il libro e ho sfogliato le pagine, sapevo bene che l'avrei trovato tra le prime pagine e che avrebbe attirato la mia attenzione perché sottolineato. 

Calma, respiro, audacia. 

Quanto coraggio ci vuole a essere esseri umani. Che fatica immane. 

Dedico questo frammento di magia firma Saramago a quelle mie amiche che per ora ne hanno uno per capello, tra studio e sentimenti vari e a mia sorella, che sta trovando un nuovo pezzo di sé in una nuova città. Ogni cambiamento porta spazi vuoti e forse sono questi spazi vuoti a fare male; circostanze rumorose in cui si scoprono nemici laddove non si poteva neanche immaginare. Però siamo esseri umani e possiamo tutto, o quasi. 

Lasciare che i dolori ci provino, scoprino i nostri spazi tra le nostre ossa e i nostri muscoli, divertirsi da dentro con i nostri pensieri e permettere loro di farci piangere: forse questi sono tutti pezzi per mettere insieme l'umanità. 

La tempesta è umanità, è inevitabile. Non lo possiamo impedire, almeno io non lo so fare e la subisco così come viene. 

Comunque sia, leggetevi Saramago. Dio, quanto fa bene. 

sabato 24 settembre 2016

La porta

Marguerite Duras, "i testi segreti"

Autrice che ha dato il nome alla macchina da scrivere; un libro magico del quale estratto mi dà in qualche modo misterioso il senso per continuare a scrivere, anche se fa paura e molti dubbi continuano a tenermi fedelmente compagnia.

venerdì 23 settembre 2016

Le mille e una notte

Trovato il deposito per il passato di Marguerite.
Che forse ci sono un po' di storie da raccontare?

L'Allegro Condominio Della Noia

Ritorna, un po' arrancando, L'Allegro Condominio Della Noia, con le sue creazioni di intrattenimento. Prima o poi riprenderò seriamente anche la pagina facebook, ma la verità è che da quando l'ho aperta non ho fatto poi chissà quante creazioni.

Palermo sembra voler nascere, da questo punto di vista: ci sono associazioni e negozi nuovi di artigianato vario ed eventuale, non mi dispiacerebbe informarmi e muovermi anche in quella direzione, fosse solo per curiosità.

Ad ogni modo, oggi è una giornata fiacchissima con il tempo d'autunno che si è annunciato ancora prima del tanto celebrato solstizio. E io mi rifugio, in difesa, dentro il Condominio, come spesso di è capitato di fare.

Forse è questo il bello di essere, certe volte: avere sempre un rifugio dentro di sé dove sentirsi al sicuro o, come in giorni del genere, anche solo un po' meglio. Mi sembra di riscoprire certe verità di nuovo, ultimamente. Come se me ne fossi dimenticata per un po'.
Vedi, le cose strane: alla fine crescere significa solo riprendere e ricordare quello che sapevi già ma che, per priporità sbagliate, avevi messo da parte.

lunedì 19 settembre 2016

Distrarsi, sbagliare, procedere- Calma Respiro Audacia

La faccia da "perché ho scritto questa cosa?", "ma che cacchio ho scritto?" "cancelliamo tutto".

Forse c'è la fortuna dell'idea, della voglia di fare nonostante la paura. C'è un progetto e io sto cercando di svilupparlo. Ma oggi il cielo nuvoloso e la polvere spazzata che ha preso tutta la mia mattina ha forse stancato la creatività. 

Vabene Gea, tranquilla, allora fermati, che fretta c'è?
Nessuna, in effetti. C'è però la paura della mia costante incostanza nelle cose, il terrore nel deludermi. 
C'è la debolezza nell'impegno rispetto al tranquillo scorrere dei pensieri sul blog, che mi chiedo "ma piuttosto di cazzeggiare qua, non ti puoi rimettere a scrivere seriamente?" no, non posso. Stressati, non stressarti.
Se non ci fosse il peso lontano del futuro, dietro tutto questo, forse sarebbe più facile? 
È un mondo per giovani scrittori non laureati? Ci si può permettere di inseguire i propri sogni arrancando come vecchietti pieni di artrite? Che cosa vuoi fare del tuo futuro, Gea? 

non venirmi a dire "preferisco un poeta, preferisco un poeta ad un poeta sconfitto".

Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia. Calma, respiro, audacia.
Calma,
respiro,
audacia.

martedì 13 settembre 2016

Una voce

Marguerite con la tosse, Marguerite un po' ammaccata. Per fortuna, per ogni influenza c'è una soluzione e poi si ricomincia.

domenica 11 settembre 2016

un fiore d'arancio

Caravaggio, La Conversione della Maddalena, 1597, dettaglio

Ma Giuda amava più di ogni sermone le urla dolci della Maddalena.



Un fiore d'arancio per garantire il mio matrimonio spirituale con il buon Iddio, sì Marta, ti ascolto e mi hai convinto, mi convertirò. Ma come potrò dimenticare tutti questi uomini soli, questi Giuda delle proprie fedi, queste tristezze celate che cercano riparo. 

Caravaggio e la sua poesia incantevole, il dettaglio curato, la luce sulle forme, la morbidezza della sensualità. 

Andare a dormire e sperare di sognare un posto così, di concedersi questa immensa passione dei drappeggi rossi su uno teatrale sfondo nero e rimanere in silenzio. 

venerdì 9 settembre 2016

Marguerite sanguina

Non mi è scoppiata la penna in mano,
e non vado a lavorare in miniera.
Lavoro, sì, ma non lo sa nessuno.

domenica 4 settembre 2016

Mi interruppe chiedendomi del fuoco

Questo quadro, di Jack Vettriano -pittore conosciuto forse per i suoi dipinti di balli in spiaggia o sotto la pioggia, con la servitù che regge gli ombrelli ai giovani borghesi americani innamorati-, dal titolo "Il Breve Incontro" (1993), non so come mai mi ha evocato l'unico libro che io abbia letto di Luis Sepúlveda che non trattasse gatti o gabbiani e, in generale, fosse fuori da una qualsiasi infanzia: "diario di un killer sentimentale". Tra le prime pagine di questo libro si spiega il perché di un killer "sentimentale":

[...] Successe in un bistrò di Saint Michel. Tutti i tavoli erano occupati e lei mi chiese se poteva bere un caffè al mio. Aveva una pila di libri che posò per terra, ordinò un espresso e un bicchier d'acqua, prese uno dei volumi e cominciò a segnare frasi con un pennarello. Io continuai a fare quello che stavo facendo prima del suo arrivo: scorrere il programma ippico.
All'improvviso lei mi interruppe chiedendomi del fuoco. Allungai la mano con l'accendino e lei la imprigionò fra le sue. Voleva battaglia la bambina. Ci sono donne che sanno comunicarti la loro voglia di scopare senza bisogno di parole.
«Quanti anni hai?»  le chiesi.
«Ventiquattro», rispose con la sua bocca rossa.
«Io ne ho quarantadue», confessai guardandola negli occhi verdi come mandorle.
«Sei un uomo giovane», mentì lei con tutto il calore emanato dai suoi gesti mentre fumava e si ravviava i capelli[...].
«Vuoi prima mangiare o scoparedomandai mentre chiamavo il cameriere per chiedere il conto.
«Mangiami e scopami nell'ordine che preferisci», rispose lei stringendo i suoi libri.[...]

Da lì il resto è storia, intuitiva ma non troppo banale. Mi rimase molto impressa ai tempi, forse avevo una quindicina, e questo "mangiami e scopami nell'ordine che preferisci" lo trovai estremamente cinematografico e altre cose che non sapevo definire, forse ora me la cavo un po' meglio.

Ad ogni modo, magari non si diranno proprio questo, in quel quadro, però mi hanno riportato proprio a Sepúlveda e al suo serial killer sentimentale, e all'incontro al bistrò.

Succede così, non si spiega: le cose comunicano tra di loro attraverso viaggi poco comprensibili, ma le mete finali siamo sempre noi, quindi che problema c'è, si va avanti.

venerdì 2 settembre 2016

La distanza vede

Però, questa sì che è una frase commovente e poteva dirmela solo una persona altrettanto commovente. Essere una città come questa forse non è un buon affare; ma tant'è quasi quasi felice che mi pare vada bene così. Almeno finora.

giovedì 1 settembre 2016

Donna malintesa

Per il mio #FertilityDay vado in una terra fertile di eroine che, à la manière di Moll Flander -ma più cornadura, mi pare-, hanno qualcosa da raccontare e lo fanno ad alta voce perché nessuno possa ancora sentenziare sulla donna e sull'essere donna. E lì rimango, perché fuori fa proprio pena.

Erica Jong, "Fanny"

venerdì 26 agosto 2016

L'Esperimento

"Il diario di Adamo Ed Eva", Mark Twain

L'amore ai tempi dell'Eden Americano. Oggi, ieri, sempre.



giovedì 18 agosto 2016

Lovermelon

Questione di punti; le prospettive ti lasciano di sasso, o di anguria.

martedì 16 agosto 2016

L'ho incontrato a Bologna

Il Dio Delle Piccole Cose non cede alla grandi, nemmeno per svista, nemmeno per errore.

In giro per il mercato della Montagnola:
Mia sorella, dopo aver scovato quei pesciolini, un po' rotti -ma chi non lo è-, mi indica la ballerina e non resisto, troppa tenerezza per poterla lasciare lì.
Non ci posso fare niente, in qualche modo c'è sempre un richiamo per tesori nascosti al quale non si può resistere.

In foto: (da sinistra) Pongo, Clelia e Kintsugi.

lunedì 15 agosto 2016

Estate è

Sette brevi lezioni di fisica e Il Maestro e Margherita, Rovelli e Bulgakov spaparanzati beatamente sul sofa. Essere in vacanza è anche avere il tempo di leggere non solo prima di andare a dormire, angolo del tempo della giornata relegata alla sua fine. Il ritorno ai piaceri delle pagine stampate, i commenti a fine capitolo, l'attesa della pizza.
No, quest'ultima non è una cosa che c'entra granché, ma fa parte dei desideri momentanei.

Sorelle accennate, Fabbrico Town, momento della sera.

venerdì 12 agosto 2016

Tutto il mondo

È da tanto tempo che non partivo solo con uno zaino e la regola dell'essenzialità per possedere il mondo (e non è del tutto vero: ci sono due o tre capricci viziati del tutto superflui).
Quella a cui vado incontro è una liberatoria e preziosa esperienza, sperando. E non vedo l'ora!

mercoledì 10 agosto 2016

Lezione terza: l'architettura del cosmo

[...]Questa lezione è fatta soprattutto di semplici disegni. Il motivo è che la scienza, prima di essere esperimenti, misure, matematica, deduzioni rigorose, è soprattutto visioni. La scienza è attività innanzitutto visionaria.[...]

"Sette brevi lezioni di fisica", Carlo Rovelli

Giorgio Gaber - Il Dilemma





In una spiaggia poco serena
camminavano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo era forse più audace
più stupido e conquistatore 
la donna aveva perdonato, non senza dolore.
Il dilemma era quello di sempre
un dilemma elementare
se aveva o non aveva senso il loro amore.

In una casa a picco sul mare
vivevano un uomo e una donna
e su di loro la vasta ombra di un dilemma.
L'uomo è un animale quieto
se vive nella sua tana
la donna non si sa se ingannevole o divina.
Il dilemma rappresenta
l'equilibrio delle forze in campo
perché l'amore e il litigio sono le forme del nostro tempo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole aver la gente.
Lui parlava quasi sempre
di speranza e di paura
come l'essenza della sua immagine futura.
E coltivava la sua smania
e cercava la verità
lei l'ascoltava in silenzio, lei forse ce l'aveva già.
Anche lui curiosamente
come tutti era nato da un ventre
ma purtroppo non se lo ricorda o non lo sa.
In un giorno di primavera
quando lei non lo guardava
lui rincorse lo sguardo di una fanciulla nuova.
E ancora oggi non si sa
se era innocente come un animale
o se era come instupidito dalla vanità.
Ma stranamente lei si chiese
se non fosse un'altra volta il caso
di amare e di restar fedele al proprio sposo.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
con le parole che ognuno sa a memoria
sapevan piangere e soffrire
ma senza dar la colpa
all'epoca o alla Storia.
Questa voglia di non lasciarsi
è difficile da giudicare
non si sa se è cosa vecchia o se fa piacere.
Ai momenti di abbandono
alternavano le fatiche
con la gran tenacia che è propria delle cose antiche.
E questo è il sunto di questa storia
per altro senza importanza
che si potrebbe chiamare appunto resistenza.
Forse il ricordo di quel Maggio
gli insegnò anche nel fallire
il senso del rigore, il culto del coraggio.
E rifiutarono decisamente
le nostre idee di libertà in amore
a questa scelta non si seppero adattare.
Non so se dire a questa nostra scelta
o a questa nostra nuova sorte
so soltanto che loro si diedero la morte.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
non per una cosa astratta
come la famiglia
loro scelsero la morte
per una cosa vera
come la famiglia.
Io ci vorrei vedere più chiaro
rivisitare il loro percorso
le coraggiose battaglie che avevano vinto e perso.
Vorrei riuscire a penetrare
nel mistero di un uomo e una donna
nell'immenso labirinto di quel dilemma.
Forse quel gesto disperato
potrebbe anche rivelare
come il segno di qualcosa che stiamo per capire.
Il loro amore moriva
come quello di tutti
come una cosa normale e ricorrente
perché morire e far morire
è un'antica usanza
che suole avere la gente.

domenica 7 agosto 2016

Di tutte le guerre

Monumenti ai caduti, piazza Umberto I, Siculiana, provincia di Agrigento.

Mi piacciono questi monumenti commemorativi composti da bassorilievi o statue rappresentanti un determinato periodo storico ma con targhe del genere: "ai caduti di tutte le guerre". Tutte, nessuna esclusa; ogni caduto è uguale all'altro e mi piace anche allargare la veduta a tutti i morti, nemici e alleati, giovani vecchi, uomini e donne, siciliani e siriani. A tutte le morti da evitare, di tutte le guerre, a loro un pensiero.

sabato 6 agosto 2016

Di una cavigliera, solo l'ombra

L'immagine sufficientemente insulsa di un paio di gambe storte e con le caviglie grosse sulle quali l'ombra di una corda ha disegnato una cavigliera di caucciù è l'unico ricordo digitale dell'oretta prima di un attacco potente di sindrome di Stendhal, quando una serata totalmente improvvisa mi ha portato su una barca, al molo di Mondello, per fare un giro al largo.

C'era un cielo così generoso di stelle che oggi ho dovuto pensare -un vero e proprio atto di mente locale-, a quanti frammenti di cielo abbia visto così pieni, così immensi e così ricchi da lasciarti senza parole.

Sì, forse è scontato dire che in città è davvero un peccato non riuscire a vedere una sola di queste proiezioni fantasma che sono le stelle, ma quando te ne ricordi così all'improvviso fa ancora più male, ma un male non aggressivo, solo desideroso di molti più cieli di questo genere. E il punto è questo, suppongo: quando anche un male si palesa solo perché anch'esso è desideroso, capisci che la felicità è possibile. Non so come funzioni, ma forse basterebbe non inseguirla, se davvero c'è gente che lo fa.

giovedì 4 agosto 2016

venerdì 29 luglio 2016

E io dovrei entrare lì dentro?

François Boucher, "leda e il cigno", 1740

Quando Zeus dimentica di essere un dio. Mi fa talmente ridere questo quadro che ve lo dedico, voi cigni, con tutto il candore del mio cuore.

mercoledì 27 luglio 2016

Picasso un cazzo

Fabio Ciraolo
questi nuovi artisti del cazzo sono pieni di stronzate 

una probabilissima citazione di un Picasso, oggi. 

martedì 26 luglio 2016

L'amour fou (l'amour de feu)

Io ti amo. E sono contenta di vivere in un'epoca in cui sei un mero oggetto di moda, un capriccio vintage, inusuale. Perché se fossi vissuta ai tempi della tua gioventù, vecchia mia, mi saresti venuta a noia. Invece oggi, con tutto questo virtuale, con questo touch che non tocca niente, io ti amo e mi diverto.

lunedì 25 luglio 2016

Ciao, Jeanne

C'è questo quadro di Modigliani al quale ho particolarmente donato il cuore, per puro narcisismo, suppongo, oppure per immenso onore. È un ritratto della bella e amata Jeanne Hébuterne, del 1918.


Mi somigliava moltissimo. Merito del fatto che è uno dei pochi ritratti fatti a Jeanne, se non addirittura uno dei pochi nella carriera in generale dell'artista dagli occhi di acqua torbida, con le pupille. Mi è riuscito abbastanza semplice, guardando, rivedermici: eravamo molto simili. I capelli, le orecchie, la bocca, la posa tutta e l'espressione, familiare, di quelle che farei io. 

Ho sempre amato moltissimo questa cosa. Perché amo follemente Modigliani, amo i suoi colori, le sue modelle, i suoi ritratti. E poi perché l'idea di essere io, nella realtà, simile all'idea, alla concezione che lui aveva della donna che amava mi scombussolava il cuore.
Potevano avvenire milioni di miliardi di combinazioni fisiche nel mio corpo, nel mondo intero, nella mente di Modigliani, ai suoi tempi, ma per questa che vivo è capitato che io somigliassi non alla vera Hébuterne, bensì a come lui la vedeva. Ho amato moltissimo questa cosa. 

Mi dicevo: non esiste, ma se esistesse sarebbe meraviglioso: un incontro astrale, una dimensione diversa in cui io sono stata scelta per somigliare a ciò che il cuore di Modigliani vedeva tramite gli occhi e riproduceva con la sua mano. Blessed. 

Tutti mi hanno dato conferma di questa somiglianza. Alcuni, lusingandomi, hanno persino confermato il fatto che somigliassi proprio allo stile modiglianesco, con il collo lungo. In realtà vi dico, conosco ragazze con colli molto più modiglianeschi e di gran lunga più aggraziate, ma continuo a coccolarmi nell'idea di essere perfetta per un quadro a modo Modì. 

Però ora il tempo è passato. Non troppo lungo, ma il sufficiente perché riguardassi dopo molto tempo quel quadro - o l'immagine su internet - e vedessi in me un cambiamento. Con un po' di dispiacere, lo ammetto, ma il mio "Jeanne 1918" sta passando. Forse è l'espressione o forse sono solo i miei capelli, che sto ricominciando a (non) curare affinché ritornino ricci. O forse perché Modigliani ha scelto un'altra modella, chi lo sa. Il fatto di crescere e invecchiare mi ha lasciato al Dorian Gray dalla parte opposta della tela: non ho chiesto al quadro di cambiare al posto mio e dunque sono qui, a qualche dettaglio di differenza da Jeanne. 

Ti saluto, mia cara Jeanne: t'ho sognato e fantasticato, ho cercato di immaginare cosa ti dicesse Amedeo quando in quel periodo ti ritraeva con degli occhi che erano proprio i tuoi e non porte non ben definite verso l'immenso, come gli altri. Forse aveva trovato già l'immenso con te, e lo voleva fissare con due punti luce. Mi piaceva immaginare che dicesse qualcosa che pensavo anche io, qualcosa che nel tempo, in qualche maniera, avessi ripetuto, come una vita dopo la vita. 

Ti devo salutare, Jeanne dell'Anima, perché il tragitto sta per prendere un'altra rotta. Però non ti abbandonerò del tutto, spero di conservarti sempre gelosamente in un angolo di personalità.
E finché nel cuore c'è posto per Modì, tu sarai sempre una mia foto sbiadita, un memento per ricollegarmi a me stessa.

sabato 23 luglio 2016